Gene Wilder, gli occhi della commedia

Da "Frankestein Junior" a "La Signora in rosso", una carriera nel segno dell'ironia

Gene Wilder, gli occhi della commedia

Sarà ricordato per sempre nel ruolo di Willy Wonka e per aver trasmesso la sua nevrotica umanità ai film di Mel Brooks, che su Twitter, ora che è morto, lo ricorda come «uno dei grandi talenti della nostra epoca». L'attore, regista e scrittore Gene Wilder, infatti, che in realtà si chiamava Jerome Silberman, è scomparso ieri all'età di 83 anni a Stamford, nel Connecticut. Malato da tempo di Alzheimer, questo genio della commedia resterà in mente con la sua cascata di riccioli e l'aria dolcemente stralunata che ne fecero l'interprete di riferimento dell'amico Mel Brooks, pronto a regalargli l'eccentrica parte di Frederick Frankenstein nel film Frankenstein junior.

Nominato agli Oscar due volte e considerando il gran numero di ruoli ricoperti lungo la sua carriera, è singolare che egli sia immediatamente legato alla parte di Willy Wonka. Le sue caricature da manipolatore incallito e abbastanza crudele sono diventate di culto per un'intera generazione di spettatori, soprattutto giovani. C'è poi un'intera sezione della sua vita professionale, creata insieme al brillante Brooks: Mezzogiorno e mezzo di fuoco, in particolare, dove il tema del razzismo viene affrontato in modo eversivo e The Producers, che ha trovato una nuova vita a Broadway, come musical. Ma erano anni che Gene non si vedeva più sul grande schermo. Devastato, nel 1989, dalla morte per cancro della terza moglie Gilda Radner, da lui diretta nella spassosa commedia La signora in rosso, Wilder si era ritirato. L'ultimo suo lavoro è stato il doppiaggio dello show televisivo americano Gabba Gabba e prima era apparso nelle vesti di Mister Stein nella sitcom Will & Grace (2002 e 2003). Stando ai si dice, Steven Spielberg avrebbe voluto tirarlo fuori dal suo isolamento per affidargli la parte del programmatore James Halliday, creatore del mondo virtuale OASIS, nel film che sta girando attualmente, Ready Player One.

Wilder aveva cominciato la sua carriera sui palcoscenici di Broadway e nel 1967 ebbe un ruolo secondario nel film Bonnie and Clyde, starring Faye Dunaway e Warren Beatty, regia di Arthur Penn, ma nel 1971 riuscì ad aggiudicarsi la parte di Willy Wonka in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, che lo rese famoso. Negli anni successivi recitò in tre commedie di Mel Brooks, del quale divenne sodale, lavorando poi anche con Woody Allen, che lo diresse in Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (1971). Insieme a Richard Pryor, Wilder formò uno dei binomi comici più amati tra gli anni Settanta e Ottanta (ricordiamo, a proposito, Trans-America-Express). Dopo la morte della moglie Gilda, l'attore pubblicò il libro Gilda's Disease, descrivendo la loro vita insieme, nel corso della malattia di lei. E ricordando che, nelle sue performances artistiche, seguiva una semplice regola: cercare di non essere troppo divertente, cercare d'essere reale. «Sono un attore, non un clown», ripeteva.

E pensare che la sua naturale simpatia gli derivava da una storia personale di disagi psichici: non a caso Gene si è reso noto portando sul grande schermo le migliori pagine del Manuale di Diagnostica e Statistica dei Disordini mentali.

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