George Clooney "dichiara guerra" al Brunei: non si tratta di una partita a Risiko ma di una battaglia politica volta a colpire gli interessi economici del sultano a capo della monarchia assoluta di stampo islamico del paese asiatico.
George Clooney ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta al sito americano di spettacolo Deadline, in cui invita a boicottare gli hotel di lusso di proprietà del sultano del Brunei, in vista dell'entrata in vigore di leggi ispirate alla sharia, in cui si prevede la lapidazione e la fustigazione per gay e adulteri.
Tali leggi repressive entreranno in vigore nel Brunei il prossimo 3 aprile. Clooney apre la sua missiva ricordando eventi importanti avvenuti nella storia proprio in quella data: potrebbe essere il giorno della crocifissione di Cristo, ed è anche il giorno in cui il presidente Truman firmò il Piano Marshall, nonché la data di fabbricazione del primo telefono cellulare. In questo giorno così evocativo per la storia della nostra civiltà, il Brunei comincerà a lapidare e fustigare cittadini gay comprovati.
Clooney spiega che il Brunei è un piccolo Paese in cui non si tengono libere elezioni dal 1962 e in cui sono state adottate le più restrittive norme della sharia. Il paese sarebbe insignificante se non possedesse enormi giacimenti petroliferi che hanno permesso al sultano di diventare uno degli uomini più ricchi al mondo. Il braccio economico del monarca è la Brunei Investment Agency, una società che possiede anche nove alberghi di lusso, tra cui l'Hotel Eden a Roma e il Principe di Savoia a Milano.
Clooney precisa che tali hotel sono belli e le persone che ci lavorano sono gentili e disponibili e - ovviamente - non hanno nulla a che fare con il proprietario. Nonostante questo, George arriva dritto al punto: "Ogni singola volta che alloggiamo, organizziamo dei meeting o ceniamo in ciascuno di questi nove hotel stiamo mettendo dei soldi direttamente nelle tasche di uomini che scelgono di lapidare o fustigare a morte i loro cittadini solo perché gay o accusati di adulterio".
Clooney sa bene che nessun boicottaggio può cambiare le leggi del Brunei ma chiede retoricamente: "Vogliamo davvero pagare per queste violazioni dei diritti umani? Vogliamo davvero finanziare gli assassini di cittadini innocenti?".
Ma l'attore ritiene che, andando a minare gli interessi economici del sultano, si possa fare in modo che anche le istituzioni finanziarie e le banche scelgano di non "voltarsi dall'altra parte". Clooney chiosa: "Adesso sta a ciascuno di noi scegliere cosa fare".
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