Guenda Goria è la figlia della conduttrice Maria Teresa Ruta e del giornalista Amedeo Goria. Ha respirato da sempre l'aria del mondo dello spettacolo, sin da piccolina. Poi ha preso la sua strada, assecondando il suo grande amore per la musica. Guenda è in scena, fino al 2 febbraio, al Teatro Litta di Milano con lo spettacolo “La pianista perfetta”, dedicato interamente alla figura di Clara Schumann, compagna del compositore Robert, ma anche donna emancipata e moderna dell'800.
I tuoi genitori ti hanno dato dei consigli per la tua carriera?
“Vorrei citare De André: 'Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli quando non può dare il cattivo esempio'. Nessun consiglio da parte loro. Secondo me, i genitori devono dare solo l'esempio giusto. Posso aver preso qualcosa da loro, perché li ho osservati sempre, mia madre soprattutto. Lei è una grandissima professionista, carica, scarica la macchina, porta e trasporta gli abiti di scena, lei è un vero operaio dello spettacolo e io sono simile”.
Insomma sei sempre stata libera in casa?
“Vero, sono sempre stata libera in casa, ma a questa libertà va associata la preparazione artistica, nel senso che ho avuto la possibilità di studiare pianoforte ed essere instradata. Però ho fatto le mie scelte, sempre in totale autonomia e aver respirato il mondo della spettacolo ti dà la libertà di esprimerti. È un mestiere molto complesso, ho un carattere autonomo e ho sempre cercato la strada artistica che mi consentisse di esprimermi al meglio, senza mai domandarmi cosa chiedesse il mercato in quel momento. Quindi vado dove posso esprimermi e ho la fortuna di avere due genitori che mi lasciano autonoma e non mi indirizzano in quello che vorrebbero facessi”.
Come nasce il progetto de “La pianista perfetta”?
“L'idea parte da me, volevo creare uno spettacolo che potesse coniugare le mie passioni che sono sono la musica il pianoforte con il teatro. Mi sono documentata sul personaggio di Clara Schumann e ho fatto la proposta a Giuseppe Manfridi per la scrittura del testo (selezionato due volte per il Premio Strega, scrittore e autore teatrale rappresentato in Italia e all’estero, ndr) e poi la mia seconda fortuna è stata l'adesione di un grande regista come il maestro Scaparro. Con me sul palco c'è Lorenzo Manfridi”.
Perché ti ha colpito Clara?
“Clara non è solo la donna che ha avuto una bellissima, quanto tormentata, storia d'amore con Schumann è una figura centrale dell'800. Un'artista a tutto tondo ed è molto interessante parlare di una donna di quell'epoca già così moderna, che lavorava, pur essendo anche una grande divaa. Clara coniuga lavoro e vita privata, anche in maniera dolorosa perché Schumann morirà in manicomio. Lei è una donna forte emancipata madre moglie e lavoratrice. Credo sia importante e interessante raccontare le grandi figure femminili delle altre epoche. Spesso si tende a dimenticare il ruolo della donna nella storia.
Il prossimo progetto?
“Mi piacerebbe proseguire sul filone femminile. Ci sono figure di donne importanti e storiche, che mi piacerebbe far 'parlare' e continuare i su questo filone performativo, magari coniugando altre arti come la danza".
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