"Ho creato la dance. Ora vorrei cambiare l'Inno d'Italia"

Il guru dell'elettronica torna con un cd dopo 30 anni: "Mi hanno chiamato Lady Gaga e Britney Spears. Ma oggi per fare musica si perde troppo tempo"

"Ho creato la dance. Ora vorrei cambiare l'Inno d'Italia"

Di più non si può. Giorgio Moroder è unico in quasi tutto. Ad esempio, è il deus ex machina delle due ondate di dance, la prima a metà anni '70 con Donna Summer (ricordate Hot stuff e Love to love you baby? ) e la seconda (formalmente chiamata edm) in questi anni con Daft Punk e la folata di deejay stile Calvin Harris e Avicii che senza dubbio lo considerano come la Bibbia. Nel frattempo ha firmato colonne sonore che chiunque conosce come Fuga di mezzanotte, Top Gun (Take my breath away), Flashdance, American Gigolo (Call me di Blondie) vincendo nientemeno che tre Oscar, quattro Golden Globe, quattro Grammy e la bellezza di cento dischi d'oro o di platino. Insomma un re mida. Insomma uno che ha cambiato la musica leggera. L'unica cosa nella quale resta nella media è l'accento: essendo un italiano di Ortisei che ha avuto successo prima a Monaco e Berlino (anni '70) e poi negli Stati Uniti (vive a Los Angeles) ha un accento italotedescoamericano che però spiega tutto. Il suo vero nome Hansjörg Moroder nato a Ortisei 75 anni fa in mezzo a gente che parla(va) solo tedesco. La carriera, visto che è stato un cervello in fuga dall'Italia per avere successo. E il suo pubblico ideale, che è senza dubbio anglosassone. «Dopotutto a Ortisei per otto mesi all'anno fa troppo freddo», spiega lui strizzando gli occhi azzurri mentre parla del suo primo disco in trent'anni, quel Deja Vu che esce il 16 giugno ovviamente in tutto il mondo. Queste le date dei suoi concerti in Italia: 24 luglio a Roma (Villa Ada), 25 luglio a Milano (Estathé Market Sound).

Bentornato Moroder, per il suo disco ha chiamato a collaborare tanti ospiti tranne i Daft Punk con i quali due anni fa ha avuto un successo planetario.

«Abbiano lavorato insieme ma né loro né io abbiamo sentito il bisogno di rifarlo. Diciamo che abbiamo già dato e avuto a sufficienza».

Però ha chiamato Kylie Minogue, Charlie XCX e Britney Spears, tra gli altri.

«In realtà Britney mi ha chiamato dicendo che aveva un pezzo per me. Quando l'abbiamo registrato era troppo corto quindi ho “aggiunto” una parte nella quale canto con il “vocoder”. Ehi, ho un duetto con Britney! Per Sia ho dovuto fare tutta la trafila di manager, casa discografica ecc. che ormai rallenta tutti i progetti discografici. Con Donna Summer facevamo i dischi in tre o quattro settimane. Per il mio ho dovuto perdere due anni».

Impensabile quando ha iniziato a fare il deejay.

«Cinquanta anni fa. Ma i deejay oggi sono un'altra cosa».

Anche di altre Donna Summer non se ne vedono in giro.

«Però Kelis, che è ospite nel mio brano Back and forth , ha una grinta e una voce che mi ricordano quella di Donna».

La nuova dance ha lo stesso potere di quella degli anni '70?

«Mi piace e ha suoni molto belli. Però noi eravamo più tradizionali nella composizione dei brani con strofa e ritornello, loro spesso si riducono a otto battute anche se qualcuno, come Avicii, si sta modificando. Però la dance anni '70 era più glamour, ha cambiato il modo di vestirsi e comunicare. L'attuale edm durerà forse di più ma non credo abbia lo stesso potere rivoluzionario».

Allora ecco perché ha intitolato il disco Deja Vu , quasi fosse un ritorno al passato.

«No, non ho certo questa idea. Oggi è cambiato tutto. Il pubblico si intende di musica molto più di prima, ci sono i social, i dischi contano sempre meno e il mercato si costruisce con in singoli. Prima si andava nei negozi di dischi. Ora si cerca su YouTube».

Moroder è un'icona. Ma per molti anni è rimasto dietro le quinte.

«Ho viaggiato tanto, Parigi, Pechino, Los Angeles. Ho fatto film e ho giocato al golf. E ho anche progettato la CZ Moroder a 16 cilindri, una fuoriserie da seicentomila dollari della quale il Sultano del Brunei ha acquistato addirittura due esemplari».

E adesso?

«Ogni due o tre mesi parlo con Lana del Rey e potremmo fare qualcosa insieme. E poi, oltre a un regista americano, mi ha chiamato anche Lady Gaga per lavorare insieme a un brano del suo prossimo disco. Ma farò anche il mio primo musical e anche musica per un videogame».

Non si fa mancare nulla.

«L'unico rimpianto è l'inno nazionale.

Negli anni '90 volevano cambiarlo e mi sono detto: perché non lo compongo io? L'ho spedito a Bernasconi, uno dei collaboratori di Berlusconi. E l'allora premier mi rispose con una lettera di ringraziamento. Ma poi tutto finì lì anche perché alla gente piaceva sempre Fratelli d'Italia. Ora ho un'idea migliore e se Renzi mi chiamasse...».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica