Hornby: "Io, mio figlio e la disabilità"

Un film-viaggio tratto dal volume "Nessuno può volare" della scrittrice

Hornby: "Io, mio figlio e la disabilità"

Ha venduto migliaia di copie. I suoi libri sono stati tradotti in 19 lingue. L'ultimo, Nessuno può volare (Feltrinelli), è al sesto posto della top ten. Eppure lei si rannicchia nelle spalle e confessa: «Io scrivo per guadagnare soldi. Ho cominciato a scrivere per raccogliere denaro. E continuo a farlo anche per quello». Ma Simonetta Agnello Hornby, la scrittrice siciliana naturalizzata britannica, non lo fa per avidità. I soldi a lei servivano e servono per aiutare il figlio Giorgio, malato di una grave forma di sclerosi multipla. «È così - ci racconta la scrittrice in occasione della proiezione del film tratto dall'ultimo libro al Mia, il mercato dell'audiovisivo che si è tenuto a Roma - Scrissi il mio primo romanzo a 58 anni, La Mennulara (nel 2012) quando seppi che mio figlio era malato. La scrittura all'inizio riusciva a farmi dimenticare la realtà». Poi però quel rifugio non bastava più perché Giorgio era diventato un disabile che aveva bisogno di cure tutto il giorno. «Con i soldi guadagnati dai libri, mio figlio ha potuto avere un ascensore, una casa a sua misura, i suoi figli possono frequentare scuole private a Londra, cosa che non potrebbe succedere con il solo aiuto dello Stato». «Insomma la malattia ha fatto diventare me un handicappato e mia madre una scrittrice famosa», scherza Giorgio. Ma quando cominciò, la Hornby non immaginava che sarebbe diventata una bestsellerista. «Certo che no. Ora la scrittura è un modo di vivere ma, se potessi, farei più vacanze, passerei più tempo con i miei nipoti».

In attesa di riposarsi, Simonetta e il figlio Giorgio stanno girando l'Italia per presentare il libro scritto insieme sulla disabilità e il documentario che ne è stato tratto. Realizzato dalla società Pesci combattenti con la regia di Riccardo Mastropietro, andrà in onda su laF (canale 139 di Sky) domani alle 21,10. Un film che non descrive solo la difficile vita quotidiana di Giorgio, ma soprattutto il viaggio da Londra (dove vivono gli Hornby) all'Italia per incontrare altri disabili. Racconti ironici e autoironici, in situazioni particolari come gli Uffizi a Firenze, per mettere a confronto la bellezza assoluta con la diversità. «Il libro - spiega Giorgio - l'abbiamo fatto per spiegare perché la società vede ancora la disabilità in maniera così negativa. E cercare di capire quali sono i bagagli che ci portiamo addosso. Per tanto tempo avere un handicappato in famiglia è stato considerato una disgrazia. E ora le cose non sono molto cambiate».

«Nessuno può volare», che dà il titolo a film e libro, è il pensiero che ha sorretto la scrittrice nel dolore per il figlio. «Guardavo dei piccioni - racconta - Osservando questo volo scomposto che poi diventa un volo composto, le mie emozioni scomposte si sono ricomposte. Ho pensato che nessun uomo può alzarsi in volo. Né gli abili né i disabili. E questo mi confortava». Ma come si arriva alla serenità nell'affrontare la malattia che entrambi mostrano oggi? «Io nella vita non accetto le mezze vie - dice Simonetta - Se c'è qualcosa che non posso cambiare, o ne scappo o l'accetto. E non potevo scappare». Giorgio ricorda: «Per anni sono stato malato ma non disabile, sono diventato disabile nel 2014 e ho cominciato a vedere il mondo dal basso verso l'alto. Notavo che c'erano pochi non volanti in giro, in pizzeria, per strada, mentre le statistiche dicono che una persona su sei è disabile. Insomma, ancora gli imperfetti vengono nascosti. Per questo voglio combattere insieme a mia madre: perché possano essere accettati e aiutati a vivere normalmente».

Una lotta, quella della scrittrice, che non si ferma.

«Il mio prossimo impegno è scrivere un testo contro la violenza domestica - drammi che ho affrontato per anni quando ero avvocato - da portare ovunque, nei teatri, in tv, anche qui in Italia, insieme alla jazzista sarda Filomena Campus». Romanzi? «No, basta. Per ora non ho tempo».

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