Ma i compagni hanno davvero letto Marx? No

Statalismo ed economia concentrazionaria sono già negli inequivocabili scritti del filosofo

Ma i compagni hanno davvero letto Marx? No

R isibili sono tutte quelle spiegazione storiografiche, politiche e filosofiche che hanno inteso dimostrare l'estraneità di Marx alla realizzazione effettiva del «socialismo reale». È stato detto infatti che l'abolizione della proprietà privata e l'abolizione del mercato non comporterebbero, di per se stesse - nella purezza originaria della dottrina -, la collettivizzazione integrale dei mezzi di produzione e di scambio; ancor più che la pianificazione statalizzante di tutta l'economia non sarebbe stata teorizzata dal pensatore di Treviri, essendo un'indebita sovrapposizione leninista e stalinista. Sono affermazioni prive di ogni riscontro, provenienti quasi sempre da una scarsa conoscenza dei «sacri testi» (e qualche volta di una loro intenzionale manipolazione o obliterazione). È necessario, perciò, farli parlare, considerando solo quanto ha detto Marx.

Ecco dunque le inequivocabili parole dell'autore del Capitale: occorre «accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato» (Manifesto del partito comunista) perché «la figura del processo vitale sociale, cioè del processo materialistico di produzione, si toglie il suo mistico velo di nebbie soltanto quando sta, come prodotto di uomini liberamente uniti in società, sotto il loro controllo cosciente condotto secondo un piano» (Il Capitale, Libro I). «La società ripartisce, secondo un piano, i suoi mezzi di sussistenza e le sue forze produttive nel grado e nella misura in cui sono necessari al soddisfacimento dei suoi diversi bisogni, così che ogni sfera di produzione riceve la quota di capitale sociale necessario a soddisfare il bisogno a cui essa corrisponde» (Teorie sul plusvalore). «Economia di tempo e ripartizione pianificata del tempo di lavoro di diversi rami della produzione rimangono la prima legge economica sulla base della produzione sociale (ovvero della società socialista, ndr)» (Lineamenti fondamentali dell'economia politica). «La società ripartisce forza-lavoro e mezzi di produzione nelle diverse branche» (Il Capitale, Libro II). «È solo quando la società controlla efficacemente la produzione, regolandola in anticipo, che essa crea il legame fra la misura del tempo di lavoro sociale dedicato alla produzione di un articolo determinato e l'estensione del bisogno sociale che tale articolo deve soddisfare» (Il Capitale, Libro III). «Nella società socialista la distribuzione del tempo di lavoro, compiuta socialmente secondo un piano, regola l'esatta proporzione delle differenti funzioni lavorative con i differenti bisogni» (Il Capitale, Libro I). «Dopo che si è eliminato il modo di produzione capitalistico, la determinazione di valore continua a dominare, nel senso che la regolazione del tempo di lavoro, la distribuzione del lavoro sociale e infine la contabilità a ciò relativa, diventano più importanti che mai» (Il Capitale, Libro III). Il modo di produzione socialista deve esprimersi come «una sola forza-lavoro sociale» (Il Capitale, Libro I), per cui sarà «in grado di opporre i lavori individuali non più come parti costitutive del lavoro complessivo attraverso un processo indiretto, ma in modo diretto» (Critica del programma di Gotha).

I concetti cardinali del collettivismo pianificatore - accentramento «di tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato», «regolazione del tempo di lavoro ripartizione pianificata», «distribuzione del lavoro sociale», «produzione regolata in anticipo compiuta socialmente secondo un piano una sola forza-lavoro sociale», «esatta proporzione delle differenti funzioni lavorative con i differenti bisogni», «legame fra la misura del tempo di lavoro sociale dedicato alla produzione di un articolo determinato ed estensione del bisogno sociale che tale articolo deve soddisfare», «contabilità relativa» - vale a dire i concetti che troveranno il loro logico sviluppo nel regime statocratico e concentrazionario del «socialismo reale», sono dunque le autentiche e inequivocabili indicazioni date da Marx

per realizzare il passaggio dalla società capitalista alla società socialista. La catastrofe del comunismo non è dovuta all'errata attuazione empirica dei suoi princìpi, ma, al contrario, alla loro più esatta osservanza.

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