I tormenti e le donne del «maudit» Modigliani

Al Quirino di Roma lo spettacolo di Angelo Longoni

Laura ManciniModì, soprannome di Amedeo Modigliani, si pronuncia come maudit, «maledetto» in francese. Ce lo fa notare Angelo Longoni, regista e autore dello spettacolo Modigliani, al Quirino di Roma, attraverso le battute del personaggio di Kiki. In questo lavoro emerge tutto il tormento di un uomo un passionale Marco Bocci (in foto ) che vuole fuggire dalle classificazioni ma sente al contempo l'influenza degli artisti suoi contemporanei. Temendo i confronti si rifugia nell'isolamento per ritrarre nelle proprie opere il «sogno» e l'interiorità, lontano dalla «realtà» che aborre. Vere protagoniste del dramma sono, però, le donne di Modigliani, testimoni delle varie fasi della sua breve vita. Tra tutte, spicca l'interpretazione sentita e credibile di Claudia Potenza nel ruolo di Jeanne, grande amore dell'artista.

La visione della rappresentazione è filtrata da un velo sul quale sono proiettate le immagini di alcuni ritratti dell'artista e che contribuisce anche ad accentuare il senso di isolamento del protagonista, dal quale esce solo quando va ad ubriacarsi e drogarsi nei locali di Montmartre (rappresentati, appunto, nel proscenio davanti al velo), forse per non rischiare di apparire «provinciale», sebbene i suoi primi riferimenti artistici resteranno sempre quelli italiani.

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