"Io e Ottavia, le due donne di Squitieri insieme in scena"

L'attrice esaudisce l'ultimo desiderio del regista: recitare nella «Strana coppia»

"Io e Ottavia, le due donne di Squitieri insieme in scena"

Profumo di diva. Si può arrivare senza pelliccia, senza limousine, senza body guard («Mai voluti; neppure ad Hollywood»); si può addirittura evitare di rispondere alle domande dei giornalisti, per evitare di lasciare nell'ombra la propria collega. Ed emanare lo stesso il fascino della leggenda. Tutto questo Claudia Cardinale lo sa. Ecco perché per il suo ritorno a teatro dopo dieci anni d'assenza, assieme alla brava Ottavia Fusco in La strana coppia di Neil Simon (dal 31 ottobre al Sistina di Roma; quindi a Venezia, Milano, Genova, Torino, Bologna, Firenze, Napoli), le basta sorridere molto e parlare poco, per rimanere quel che è. Una diva.

Signora Cardinale: questa Strana coppia versione al femminile del testo reso celebre al cinema da Jack Lemmon e Walter Matthau - non è uno spettacolo come tutti gli altri.

«No. Perché la strana coppia siamo io e Ottavia. Cioè le ultime due compagne di Pasquale Squitieri. Fu infatti lui ad ideare questo progetto: sognava di riunirci insieme sulla stessa scena, ma non ne ha avuto il tempo. Ha organizzato tutto ed è scomparso, lo scorso febbraio. Allora con l'aiuto del suo fedele aiuto ed amico, Antonio Mastellone, abbiamo deciso di realizzare il suo sogno. Come omaggio di entrambe a lui».

Due ex rivali nella vita costrette a solidarizzare in scena. Non c'è sadismo nell'idea di Squitieri?

«In effetti sembra quasi che l'abbia fatto apposta; defilandosi sul più bello, perdippiù. I ruoli li aveva proprio stabiliti lui: io sarò Fiorenza, la depressa maniaca dell'ordine che sconvolge la vita di Olivia (la Fusco), un'iperattiva che vive invece nel caos. Ma io e Ottavia non siamo mai state rivali. Abbiamo solo rappresentato due diversi momenti della vita di Pasquale. E se lui ci vede, da lassù, ne sarà felice».

Ma ora siete sicure di riuscire ad andare d'accordo? O lo spettacolo andrà in scena anche dietro le quinte?

«Vuol dire se finiremo per bisticciare fra noi? In scena è sicuro. Ma solo per finzione».

Regista controverso, uomo dalla forte personalità, Squitieri è stato suo compagno per trent'anni.

Dicono fosse prepotente, che trattasse male gli attori. Ma non è vero. Amava gli attori. Dava molto: per questo chiedeva molto. Perché ha sposato Ottavia e non me? Perché ero io a non volerlo come marito: tenevo alla mia libertà. Per questo ha voluto chiamare Claudia nostra figlia: per avere in casa almeno una Claudia Squitieri. Ha avuto un sacco di donne. Ma quando ci siamo conosciuti, sono stata io, che l'ho scelto».

Lei è una star del cinema. Si è dedicata molto meno al teatro, anche se sempre ad alto livello.

«Il teatro è molto più impegnativo del cinema. Sul set puoi rifare quel che viene male, in scena no. Però c'è il contatto diretto col pubblico, che a me dà la carica. Il bello del mio mestiere è che puoi vivere tante altre vite, tutte diverse dalle tue. Io sono stata tutto: dalla principessa alla puttana. Per questo mi sono sempre rifiutata di girare film sulla mia vita, che pure assomiglia ad un film, e d'interpretare me stessa. Che gusto ci sarebbe a rifare per finta quel che hai vissuto sul serio».

Lei è anche l'unica star della sua generazione che ha negato se stessa all'intervento del bisturi.

«Non sopporto chi pretende di cambiarsi i connotati. Mia madre a Tunisi mi diceva: Le rughe non ti si vedono. Perché tu sorridi sempre».

Il recente scandalo Weinstein le ha forse fatto tornare in mente lo stupro di cui lei stessa fu vittima in gioventù?

«Di questa storia mi danno fastidio tutte quelle foto che escono dappertutto. Della mia esperienza personale non voglio parlare. Riguardo quanto è accaduto ad alcune mie colleghe, invece, mi domando: ma perché sono entrate nella stanza di quell'uomo, sapendo chi era?».

Quando si rivede nel Gattopardo in Otto e mezzo o in C'era una volta il west come si trova? Si piace?

«Vicino a casa mia, a Parigi, c'è la Cinematheque Francaise. Ci vado spesso. Non sono ipercritica. Direi di sì, nel complesso mi piaccio. Brava? Bah. La verità vera è che bravi erano i miei registi. Bella forza: si chiamavano Visconti, Fellini, Bolognini, Leone, Monicellli, Comencini, Germi, Zampa, Squitieri...».

Durante la tournée de La strana coppia lei festeggerà gli ottant'anni. Se la sente di fare un bilancio?

«E' presto fatto. Dalla vita ho avuto tutto.

Un uomo meraviglioso, due figli fantastici. 165 film e vari capolavori; viaggi in tutto il mondo, premi a non finire (in casa non so più dove metterli). Sono totalmente appagata. Chiedere altro? No. Significherebbe esagerare».

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