Si chiama Callahan, ma per noi è Callaghan. Chi ha alterato il cognome del personaggio nell'importarlo, agendo diversamente da francesi, portoghesi o spagnoli, che l'hanno invece conservato tal quale, l'ha fatto con lo scopo di caricarlo di una più robusta forza espressiva. L'h di partenza, per un idioma come il nostro, notoriamente avvezzo a trascurare l'aspirazione della consonante inglese, si sarà ritenuta incapace di offrire valide garanzie di rendimento, di rispecchiare con sufficiente efficacia sonora le spregiudicate operazioni del piedipiatti americano in carico - meglio: in peso - al dipartimento di polizia di San Francisco. Tiratore provetto, gagliardo nel corpo a corpo, bevitore di birra e caffè (nero, forte, amaro) e consumatore fisso di hamburger e hot dog, veste elegante (giacca e cravatta) e fa una vita guardinga e solitaria. Del suo passato non sappiamo molto: è cresciuto in un quartiere difficile, sua moglie è morta (falciata da un automobilista ubriaco) e poco altro.
Harold Francis Callahan è «Harry lo Sporco» (Dirty Harry, 1971) nel film d'esordio della serie; l'italiano, stavolta in compagnia del francese (Harry Le Charognard), l'ha incanaglito in «Harry la carogna». Con le sue maniere poco ortodosse, che suscitano ammirazione in molti colleghi ma lo rendono inviso o sgradito ai suoi superiori (e a giudici e procuratori generali), dai quali viene di continuo redarguito o diffidato, sospeso, trasferito o retrocesso, reagisce alla giustizia di legulei e burocrati, sordi o impotenti, senza andare troppo per il sottile. Ci sarà pure un motivo, d'altronde, se gli è stato affibbiato l'appellativo di «Harry la Carogna», e a rivelarcelo è lui stesso, con una battuta fulminante e spavalda: riesce a fregare tutti, si vanta nella versione italiana (Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo) di quella prima pellicola delle cinque della serie: Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan (Magnum Force, 1973); Cielo di piombo, ispettore Callaghan (The Enforcer, 1976); Coraggio... fatti ammazzare (Sudden Impact, 1983); Scommessa con la morte (The Dead Pool, 1988).
Alcune battute dell'ispettore sono divenute quasi proverbiali. Eccone intanto due, memorabili, tratte da Dirty Harry: «Now you know why I'm called Dirty Harry. Every dirty job that comes along» («Ora sai perché mi chiamano Harry lo Sporco. Mi accollo ogni lavoro sporco che mi arrivi»), a giustificazione del soprannome originale; «You've got to ask yourself one question: Do I feel lucky?» («Devi farti tu stesso una domanda: Mi sento fortunato?»), a provocazione di un rapinatore di banca. Quest'ultimo è un uomo di colore, e Callaghan ha già fatto fuori i suoi due complici (neri anche loro). Il balordo è a terra, ferito. Esita nel recuperare il suo fucile e l'ispettore, nel dirgli, sarcastico - sta bluffando -, di aver perso il conto dei colpi partiti dalla sua Smith & Wesson (modello 29) per la concitazione del momento, gli punta contro il revolver. Avrà sparato tutti e sei i suoi proiettili, o ne ha ancora uno in canna? Il rapinatore rinuncia ad afferrare l'arma, e l'ispettore preme beffardo il grilletto: la sua pistola fa clic. Callaghan ripeterà l'ultimatum nella scena finale del film: «So quello che stai pensando. Tu pensi: Avrà sparato tutti e sei i colpi o soltanto cinque?. Per dirti la verità non lo so neanch'io in tutta questa baraonda. Però questa è una pistola eccezionalmente potente e precisa, capace di farti saltare la testa con un solo colpo. Perciò fatti bene i conti. Ti conviene rischiare?». Stavolta la sua pistola ha un colpo in canna e Callaghan lo sa bene, e sa che non finirà come prima. Anche Scorpio, l'impunito serial killer che ha fatto montare il suo spirito di vendetta, non sa risolversi. Lui, allora, lo incalza: «Deciditi, bestia!». A quel punto il criminale si avventa sulla sua arma, ma Callaghan lo fa secco. Poi, dalla fatiscente struttura in legno all'interno del luogo (una cava) in cui si trova, s'affaccia per qualche secondo, gelido e impassibile, per vederne galleggiare il corpo nello specchio d'acqua in cui è precipitato.
«Go ahead, make my day» («Avanti, dai un senso alla mia giornata»). Questa battuta, pronunciata in Sudden Impact da un Eastwood alle prese con un altro omicida, è al sesto posto nella lista delle 100 migliori citazioni della cinematografia di produzione statunitense, stilata dall'American Film Institute (a partire dal 2005) e aggiornata ogni anno. Da noi la traduzione («Coraggio... fatti ammazzare») ha dato anche il titolo alla versione italiana, suggerito al distributore da Michele Kalamera, doppiatore di molte pellicole di Eastwood, che era rimasto impressionato dalla durata della scena che vede l'attore americano prendere per il collo il criminale e tenerlo attaccato al muro per un tempo interminabile. Il piglio dispotico del tutore dell'ordine interpretato dall'attore, e i suoi modi da poliziotto fai da te, sempre al limite della legalità, avrebbero fatto scuola, a partire dall'idea di una giustizia sommaria amplificata da Death Wish (Il giustiziere della notte), approdato nelle sale nel 1974, e replicata negli innumerevoli emuli di Charles Bronson: cittadini miti, onesti e irreprensibili che, per vendicare il delitto impunito di un familiare o di un amico, si trasformano in implacabili giustizieri.
Nel suo primo film, sospettato di solleticare le istanze di reazionari e nostalgici, l'ispettore Callaghan fece storcere oltreoceano il naso a molti puritani, convincendo produttori e registi di doverlo addolcire un po' nei quattro film successivi. Il personaggio non ne avrebbe risentito più di tanto, anche se l'ultima scena di Dirty Harry, quando l'ispettore estrae dal portafogli il suo distintivo a stella (sopra c'è scritto: «Inspector 2211 S. F.
Police»), lo tiene per qualche secondo in mano, guarda in alto davanti a sé e poi lo lancia lontano in acqua, il braccio armato di tutta la forza di un'amara e stizzosa determinazione, è di quelle che non dimentichi più.
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