Una donna vestita di bianco scende, in groppa ad un cavallo bianco, la scalinata di un'antica piazza, fendendo una folla che poco dopo la vedrà avvicinarsi ad un rogo, ardente ai piedi d'un duomo medievale. Nei sessantuno anni di storia del Festival di Spoleto poche volte abbiamo respirato un'intensità ed un coinvolgimento, non solo artistico, ma sorprendentemente mistico, al Concerto in Piazza che, spesso dedicato a composizione sacre, per tradizione conclude la rassegna umbra. Domenica sera sarebbe stato molto difficile non sentirsi elevati assistendo alla Giovanna D'Arco al rogo, oratorio firmato Claudel-Honneger nel 1934, oggi diretto da Benoit Jacquot, e in cui l'attesa star hollywoodiana Marion Cotillard (nella foto) ereditava il ruolo della «pulzella» già incarnato dalla leggendaria Ingrid Bergman (per la regia di Roberto Rossellini). Niente scene né costumi; pressoché totale immobilità degli interpreti; solo il suddetto rogo ad ardere sotto i mosaici dorati del Duomo spoletino, in fiamme più o meno divoranti a seconda dell'intensità del dramma. Eppure, nonostante - o forse proprio grazie alla - scabra severità della rappresentazione, nonché all'inusuale ma calibratissimo mix di musica, canto e recitazione, la serata ha colpito nel segno. E in modo del tutto inatteso. Non parliamo infatti di un'esperienza esclusivamente artistica; ma anche - sorprendentemente - religiosa. Il che era quanto probabilmente si auguravano gli autori: lo scrittore cattolico Paul Claudel, così essenziale e insieme denso nel sublimare più che nel raccontare i tormenti interiori di Giovanna, e il musicista impressionista Arthur Honneger, capace di evocare più che descrivere l'avventura spirituale della santa. Senonché il miracolo non sarebbe scoccato con tanta precisione senza un'interprete sensibile come la Cotillard.
La quale, pur invisibile alla maggior parte del pubblico (quasi tutto troppo distante dal palco per poterne apprezzare le doti mimiche) applicandosi ad una recitazione tutta astratta, tutta rarefatta, eppure palpitante e umanissima, ha sbozzato una Giovanna di incantevole purezza. E, nel momento in cui la fanciulla spezza le catene che l'avvinghiano alle fiamme, al grido di L'amore è più forte, Dio è più forte!, davvero toccante, per intensità mistica ed efficacia scenica.PS
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