Jungle Cruise, nuovo film Disney e uscita di punta di questa settimana, è al cinema e si prepara a sbarcare da domani, 30 Luglio, anche su Disney+ (previo accesso VIP). L’idea di ispirarsi a una celebre attrazione del parco a tema della casa di Topolino, non è certo nuova. Il precedente, più che collaudato, risale al 2003, quando Jack Sparrow si impose nell’immaginario cinematografico come protagonista di “Pirati dei caraibi”, primo di una serie di ben cinque film (non tutti riusciti, ma vere manne al botteghino). Già all’epoca nacque l’ipotesi, concretizzata solo ai giorni nostri, di trarre un lungometraggio anche dalla giostra “Jungle Cruise”. Ora che siamo di fronte al frutto di così datata gestazione, possiamo definirne il sapore soddisfacente, anche se le primizie sono decisamente altro. “Jungle Cruise” ha ritmo e diverse sorprese ma, nel complesso, resta fin troppo familiare, un compendio di situazioni e dinamiche già viste, talmente smaccate che si capisce che il continuo déjà-vu venga cercato consapevolmente. Il limite tra l’omaggio a passate stagioni cinematografiche e l’effetto “zuppa riscaldata”, però, è sempre sottile. Nella fattispecie, la nuova pellicola Disney echeggia sia certi titoli d’avventura Anni 40, sia la stagione aperta da “Indiana Jones” e che arriva a “La mummia”.
La trama, ambientata nel 1916, vede la dottoressa Lily (Emily Blunt) alla ricerca di un leggendario albero con petali magici che dovrebbero costituire la panacea di tutti i mali. Con il sogno di cambiare il futuro della medicina e in compagnia del fratello McGregor (Jack Whitehall), la donna parte per l’Amazzonia. L’epica spedizione scientifica che ha messo in piedi prevede di inoltrarsi nelle parti più remote della giungla dopo aver percorso il Rio delle Amazzoni. Allo scopo, viene assoldato il capitano Frank Wolff (Dwayne Johnson), navigatore abile e un po' cialtrone, che solitamente, per il capo Nilo (Paul Giamatti), accompagna i turisti in tour pieni di finti pericoli scatena-adrenalina, spettacoli organizzati che condisce con terribili barzellette e giochi di parole. Tra rapide, pirahna e minacce soprannaturali, i nostri tenteranno di individuare l’albero della vita prima che lo facciano altri. Sulle tracce del loro battello, infatti, e quindi dei petali miracolosi, ci sono un perfido aristocratico tedesco (Jesse Plemons) e antichi conquistadores vittime di una secolare maledizione, tra cui Aguirre (Edgar Ramirez).
Come ogni avventura ad alto budget che si rispetti, “Jungle Cruise” non punta solo su azione, effetti speciali e location di lussureggiante bellezza. Ci sono molte piccole boutade, un personaggio secondario assolutamente adorabile come il giaguaro domestico e, oggi irrinunciabile diktat, qualche strizzata d’occhio alla sensibilità contemporanea. La protagonista femminile infatti è alle prese con la difficoltà di farsi valere in una società misogina, mentre suo fratello è dichiaratamente (pur con giri di parole, vista l’epoca) omosessuale.
La bravura versatile di Emily Blunt e i muscoli sorridenti di Dwayne Johnson, visti assieme, deliziano un pubblico molto eterogeneo, ma parlare di vera alchimia tra i due attori pare esagerato. Diciamo che va a segno il giochetto del conflitto destinato ad avere risvolti romantici, qualcosa che da “Alla ricerca della pietra verde” in poi continua a intrattenere a dovere. La complicità maggiore si avverte in piccoli momenti silenti in cui sullo schermo si ha la soggettiva del girato attraverso una cinepresa di inizio secolo scorso. Sono brevi istanti granulosi, in bianco e nero, grondanti corteggiamento vecchio stile, in cui i due si riprendono a vicenda.
Nonostante sia talvolta un po’ ripetitivo e presenti personaggi tutto sommato stereotipati, “Jungle Cruise" come divertente disimpegno estivo con contorno di popcorn funziona. Una nuova saga è appena nata.
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