Durante la storica intervista alla BBC del 1995 Lady Diana confessò che il suo sogno non era quello di diventare sovrana consorte, bensì quello di diventare regina nei cuori della gente. La propensione ad aiutare i più deboli faceva parte della personalità di Diana e, forse, rappresentava anche una reazione alla sua infelicità. Se non poteva aiutare se stessa, era comunque ancora in grado di dare una mano agli altri. Essere un membro di spicco della Royal Family, infatti, le garantiva la possibilità e i mezzi per farsi portavoce dei più deboli, seguendo la tradizione filantropica dei Windsor. Nel 1987, secondo le rivelazioni del documentario Netflix del 2017 “The Royal House of Windsor”, la regina Elisabetta avrebbe rimproverato aspramente Lady Diana per un gesto forse impulsivo, ma molto umano di quest’ultima. Un gesto che suscitò scalpore e venne interpretato come una sfida aperta alle regole della Casa Reale.
Nel ruolo di madre del futuro erede al trono d’Inghilterra, Lady Diana decise di visitare una charity che si occupava di malati di AIDS, portando loro conforto e aiuto. Durante la visita non si limitò alle belle parole, ma strinse le mani di uno dei pazienti senza usare i guanti. All’epoca, come spiega il magazine Express.uk, si riteneva erroneamente che l’AIDS potesse trasmettersi anche solo toccando un malato. Questo comportamento, a quanto sembra, scatenò l’ira della regina Elisabetta, che fece immediatamente chiamare Lady Diana al suo cospetto. La principessa uscì in lacrime dalla stanza in cui si era tenuto il colloquio. Il solo a vederla fu Ken Wharfe, la sua guardia del corpo, che ha raccontato nel documentario la sua versione dei fatti: Mi capitò di essere lì quando Diana terminò l’incontro con la regina ed e stava piangendo. Chiesi ‘cosa le è accaduto?’ E lei rispose ‘oh, non crederai mai a ciò che è successo’. Proseguì ‘la regina ha detto ‘perché non ti occupi di qualcosa di più leggero? Qualcosa di più piacevole?”.
Lady Diana si era già occupata altre volte dei malati di HIV, ma forse Sua Maestà ritenne che quella volta la situazione fosse sfuggita di mano. All’epoca, a Buckingham Palace, l’entourage reale avrebbe tentato più volte di convincere la principessa a occuparsi di associazioni filantropiche più “tradizionali”, come sostiene Patrick Jephson, segretario privato di Diana dal 1989 al 1996. Jephson ha dichiarato: “Le persone pensavano che sarebbe stata più felice se si fosse occupata di charities regali più tradizionali come quelle per animali, per esempio”. E ha aggiunto: “Un giorno lei mi disse ‘Patrick, ci occuperemo di associazioni per la salvaguardia degli animali quando avremo finito il lavoro con le associazioni umanitarie”.
Nonostante le molte insicurezze, Lady Diana sembrava convinta di voler proseguire sulla strada che aveva intrapreso e che sentiva come sua.
Erano ancora lontani i tempi del divorzio e della sua decisione di non rimanere a guardare mentre le venivano tolti gli onori del titolo di “Sua Altezza Reale”. Era ancora presto per reinventarsi come donna glamour e determinata ma, anche se Lady Diana ancora non lo sapeva, quella lenta trasformazione era già iniziata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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