L'anarco-capitalismo raccontato da Pierre Lemieux

L'anarco-capitalismo raccontato da Pierre Lemieux

Negli ultimi quarant'anni è sorta una dottrina politico-economica, l'anarco-capitalismo, che teorizza una concezione della società dove sia possibile realizzare il massimo della libertà politica unita al massimo di libertà economica. Una società nella quale lo Stato è ridotto ai minimi termini e gli individui possono gareggiare economicamente grazie alla logica di un mercato non sottoposto alle norme burocratiche e amministrative dirette a limitare lo scambio dei beni e dei servizi. Pierre Lemieux, docente nell'Università del Québec, ci offre ora un saggio complessivo di questo pensiero: L'anarco-capitalismo (Liberilibri, pagg. XVI-170, euro 16).

L'anarco-capitalismo porta all'estrema conclusione logica il presupposto primario del liberalismo classico espresso dalla versione liberista del laissez faire; versione rappresentata da Frédéric Bastiat, Gustave de Molinari, Murray Rothbard, Ayn Rand, Friedrich Hayek, Robert Nozick, David Friedman. Essa afferma che laddove esiste lo Stato - qualsiasi Stato - non vi può essere una vera libertà di proprietà e quindi una vera libertà individuale. La scomparsa dello Stato e, più in generale, la scomparsa di ogni entità politica coercitiva di qualunque genere e tipo, è l'approdo logico di questa concezione dell'uomo, della società e della storia. Qualunque esistenza politica - esistenza che è sempre, inevitabilmente, espressione di una forza collettiva - è, in sé, una minaccia permanente alla libertà delle persone. L'anarco-capitalismo fa dunque il paio con l'anarchismo classico, cambiando di segno la dicotomia rivendicata da quest'ultimo rispetto all'esistenza realizzabile della libertà: mentre l'anarchismo contrappone il sociale al politico, il libertarismo contrappone l'economico al politico. L'anarchismo classico vuole conciliare il valore della libertà con quello dell'uguaglianza, l'anarco-capitalismo pone la libertà come valore primario e non considera negativi gli effetti di diseguaglianza generati dal libero mercato. Per l'anarco-capitalismo la vera contrapposizione allo Stato è data dalla proprietà privata. Solo la proprietà privata, intesa come diritto privato assoluto, è in grado di proteggere l'individuo dall'invadenza del potere statale. La società propugnata dall'anarco-capitalismo è una società di individui proprietari di diritti naturali imprescrittibili, che nessuno ha il diritto, per alcun motivo, di violare. I rapporti fra gli individui sono liberi e diretti e si costituiscono come relazioni legittime, in quanto esiti di contratti liberamente sottoscritti dalle parti perché niente è legittimo, se non è stato volontariamente accettato dai singoli individui. Solo ciò che è volontario, libero e non coercitivo è giusto. Ne consegue che una società è giusta quando esprime un ordine spontaneo, inteso come ordine naturale basato sulla proprietà privata, sulla libertà di contratto e sul libero mercato delle merci e di ogni altro elemento materiale o morale scambiabile; insomma, libertà in tutto e per tutto, purché questa libertà non si avvalga della forza.

Nel rigoroso rispetto dei diritti di proprietà altrui, la società senza Stato si dà come libertà economica, intesa come una rete di rapporti tra individui che intrattengono volontariamente relazioni di scambio. Tutte le scelte devono essere volontarie perché non è accettabile alcuna imposizione verso terzi, se non quella volta a impedire la violazione della libertà personale.

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