L'artista da "David" è Ligabue: al film di Diritti 15 candidature

Le quote rosa sono salve: due donne (Dante e Nicchiarelli) in corsa per la miglior regia. E spunta Sophia Loren

L'artista da "David" è Ligabue: al film di Diritti 15 candidature

«Se cerchi di salvare il tuo business, sei già morto». Parla così Ted Sarandos, il CEO di Netflix, gigante dello streaming che in quest'anno di pandemia ha azzoppato il cinema, già sciancato di suo. Serie da consumare sul divano di casa contro film da vedere in sala, luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, alle prese con il Covid. Prodotti da fruire comodamente online contro opere, a volte d'autore, da cercarsi con il lanternino, in giro per le città.

Ovvio che, in tale situazione, il rito dei David di Donatello suoni come qualcosa fuori tempo, che però potrebbe tornar comodo. Come una vecchia zia che sa a memoria le ricette di casa, mentre tutti ordinano i pasti in Rete: la tieni lì da una parte, non si sa mai. Intanto, la 66ª edizione dei Premi David di Donatello, presentata ieri in diretta streaming, gratifica registi esordienti che sono: uno sbancabotteghini arcinoto, Luca Medici in arte Checco Zalone (per Tolo Tolo); una rampolla Agnelli, recensita benissimo dai giornali di famiglia (Ginevra Elkann, con Magari) e un figlio di papà, pur bravo, ma sempre con il nome già in cartellone, Pietro Castellitto figlio di Sergio (I predatori). L'esordiente dovrebbe essere uno sconosciuto, che cerca un posto al sole con i suoi mezzi. Ma da noi ci sono lacci e lacciuoli e meno male che l'usato sicuro - Sophia Loren e Renato Pozzetto, grandi professionisti - ha la sua nicchia di favore: Pozzetto, miglior attore protagonista nel bel film di Pupi Avati Lei mi parla ancora, e Sophia migliore attrice protagonista per La vita davanti a sé (Netflix). «Vince ancora il soffio della visione in sala. Sono stati premiati film che hanno avuto una vita in sala. Soltanto una parte, si sono visti sulle piattaforme. L'esperienza della sala è ancora vincente», dice Piera Detassis, direttore artistico dell'Accademia del cinema italiano.

Come si ripete da mesi, siamo di fronte a un anno particolare, causa pandemia, però l'11 maggio, su Rai Uno, Carlo Conti officerà il cerimoniale della consegna dei David, magari con qualche talento in presenza. L'anno scorso gli ospiti erano in collegamento e stavolta candidati e premiati potrebbero materializzarsi sul palco. «Stiamo pensando a un piano A, uno B e uno C, a seconda di quanto saranno strette le maglie delle restrizioni», spiega Conti, prevedendo un omaggio allo scomparso Gigi Proietti. E siccome viviamo tempi grami, nella categoria miglior film giganteggiano i racconti con una grande personalità al centro: Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, con Elio Germano nel ruolo del pittore Ligabue, cumula 15 candidature, mentre Hammamet, con Favino starring Bettino Craxi, ne assomma 14 e Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, che narra della figlia di Karl Marx, ne prende 11. Seguono Favolacce di Fabio e Damiano D'Innocenzo (questi, sì, balzati dal nulla alla fama), con 13 candidature, e L'incredibile storia dell'isola delle rose di Sydney Sibilia (11).

Come nel gioco dell'oca, visto che lo star-system italiano è angusto, i nomi si rincorrono: per la miglior regia, nominati Gianni Amelio (Hammamet), Emma Dante (Le sorelle Macaluso), i gemelli D'Innocenzo (Favolacce), Giorgio Diritti (Volevo nascondermi) e Susanna Nicchiarelli (Miss Marx). Le quote rosa sono salve, anche perché la giuria dei David è formata al 30 per cento da donne e Detassis racconta: «Ho ricevuto due lettere accorate, da parte di registi maschi, che mi chiedevano di far entrare più donne registe». C'è sensibilità, insomma, da parte degli autori e anche noi ci allineiamo agli Oscar e ai Golden Globes, preoccupati di non far torto ad alcuna minoranza, merito o non merito. Registriamo soltanto che Gli anni più belli di Gabriele Muccino, amato dal pubblico e detestato dalla critica, è stato considerato poco: nomination per Micaela Ramazzotti e Claudio Baglioni, mentre fa piacere vedere Renato Pozzetto nella cinquina dei migliori attori, grazie alla parte dello smemorato Nino Sgarbi, padre di Vittorio.

È la prima candidatura per l'attore.

Forse si poteva dare di più a L'incredibile storia dell'isola delle rose, storia tutta italiana, con la brava Matilda De Angelis, ora richiestissima, ma avrà pesato la messa in streaming del prodotto.

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