Il primo film a uscire al cinema nel periodo post-lockdown è "L'assistente della star". In realtà sarà disponibile anche a noleggio sulle maggiori piattaforme ma è pur sempre un segnale di ritorno alla normalità.
Il titolo non tragga in inganno: non si tratta di una variante del soggetto de "Il diavolo veste Prada" e non solo perché anziché nel mondo della moda ci troviamo in quello del business musicale. Somiglia semmai più a "E poi c’è Katherine", penultimo film della stessa regista, Nisha Ganatra.
Scritto dall'esordiente Flora Greeson basandosi sulle proprie esperienze lavorative, "L'assistente della star" racconta di Maggie, factotum personale di Grace Davis (interpretata da Tracee Ellis Ross, la figlia di Diana Ross), performer di grandissima fama che però non pubblica nuove canzoni da dieci anni, ovvero dal mezzo flop del suo ultimo album. La star è incalzata dal suo manager di lunga data (Ice Cube) che la vorrebbe in prepensionamento dorato a Las Vegas, con ottimi guadagni e quasi nessun rischio. La voglia di Grace di dare invece una scossa alla propria discografia solletica le ambizioni e le competenze di Maggie, che, oberata di compiti di poco conto, è in realtà cresciuta in mezzo alla musica e sogna di fare la producer. La ragazza ha l'occasione di far emergere la propria ambizione grazie all'incontro con David (Kelvin Harrison Jr.), cantautore dalla voce vellutata cui propone di incidere un disco. Il nuovo impegno, però, diventa sempre meno conciliabile con la dedizione pretesa dalla diva Grace.
"L'assistente della star" non colpisce certo per originalità ma ha il pregio di essere una commedia rilassante, in cui la fanno da padrone i toni gentili. Anche quando si trovano a discutere, i personaggi mantengono un'educazione encomiabile. Questo non significa che non vivano un ventaglio di emozioni discordanti e potenti oppure momenti di sfiducia e insicurezza, anzi: la caratteristica che li accomuna è una vocazione a sognare che si accompagna continuamente al tormento. Vale per la star oramai datata per i canoni dell'industria discografica ma che non intende diventare una vecchia gloria anzitempo, così come per la giovane assistente, stakanovista e di buona volontà ma col tallone d'Achille dell'inesperienza. Sono figure ben caratterizzate il cui rapporto resta la cosa più interessante del film ed è un peccato che da un certo punto in poi le dinamiche di questa relazione femminile, lavorativa e amicale, siano messe da parte per l'intreccio romantico tra la giovane e la sua scoperta musicale.
Aspirazioni, talento e opportunità costituiscono gli ingredienti base ma in "L'assistente della star" c'è posto anche per il racconto della difficoltà di essere donna in certi ambienti: «Nella storia della musica solo cinque donne sopra i 40 sono arrivate al primo posto della classifica e una sola era nera», viene ricordato.
Grazie a pezzi famosi e a brani inediti, spicca per piacevolezza la colonna sonora.
Per tornare finalmente al cinema in compagnia, come svago in una sera d'estate, può bastare.
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