La Chiave, Miranda e Monella sono solo alcuni dei suoi film più famosi. Oggi, Tinto Brass, a 88 anni, dopo aver diretto attrici come Stefania Sandrelli, Serena Grandi e Anna Galliena, trascorre le giornate a Isola Farnese, una frazione della Capitale situata nell'Agro Romano dove si dedica ancora alla scrittura.
Com'è nata la sua passione per i film erotici?
"Con La Chiave è iniziato il periodo erotico della mia filmografia contraddistinta da temi che offrono una visione gioiosa dell’eros. Questo perché, come racconto in Una passione libera (Marsilio Editore), scritta insieme a mia moglie Caterina, nel tempo mi resi conto che un Potere si sostituisce a un altro, riproducendo un sistema sociale che non cambia rispetto al precedente. Da qui la necessità di misurarmi con i temi della sessualità senza reticenze, assegnando allo stampo del culo valenze utopiche che speravo emergessero ma poi non sono emerse. Un modo per continuare a proclamare il mio dissenso contro il Potere, il perbenismo borghese, l’ipocrisia di una società ancora estremamente bigotta, in cui la morale sessuale continua a essere lo strumento per stigmatizzare in modo negativo le persone".
Quante volte si è innamorato nella sua vita?
"Tinta, la mia prima moglie, e Caterina sono le donne più significative della mia vita".
Quale ritiene che sia il suo film migliore?
"L’urlo".
Qual è l'episodio o l'aneddoto che ricorda con più piacere?
"Sono tanti i momenti della mia vita, che ora ricordo con piacere. Ad esempio, le passeggiate con mia nonna Lina sulle Zattere".
Qual è l'attrice che le ha dato più soddisfazioni?
"Tutte hanno contribuito con la loro interpretazione alla realizzazione dei miei progetti estetici e le ricordo con gratitudine, sebbene alcune mi hanno rinnegato e altre rilasciano interviste e dichiarazioni non veritiere. Sono stato sempre corretto e ognuna di loro ha scelto con consapevolezza il ruolo che interpretava. Le 'posizioni ginecologiche' di cui Anna Galiena si è lamentata in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera erano anticipate nella sceneggiatura. Nel contratto con la quale fu scritturata non erano previste da parte sua eccezione a riguardo".
Come ha trascorso questo periodo di pandemia?
"La vita a isola Farnese trascorre serena e lenta. Non esco da molti anni e la pandemia non ha cambiato la mia vita. Ho dedicato più tempo alla rilettura e alla revisione di sceneggiature elaborate nel corso del tempo, Caterina era meno impegnata e potevamo lavorare insieme".
Si è vaccinato?
"Si, il mio medico ha ritenuto che fosse estremamente necessario farlo. Non credo nell’efficacia risolutiva dei vaccini e sono contrario a tutte le forme di discriminazione messe in atto dal governo in sostituzione dell’obbligo vaccinale. Rifiuto per indole ogni sforma di esclusione delle minoranze. Il vero problema che a distanza di due anni dall’inizio della pandemia non siamo ancora attrezzati sul piano sanitario per contenere l’emergenza".
Nella sua lunga carriera c'è anche una candidatura con i Radicali nel 2010. Oggi in quale partito o in quale politico si riconosce di più?
"In nessun partito".
Cosa pensa di Draghi?
"Un banchiere al servizio di politicanti allo sbaraglio".
Che rapporto ha con la fede?
"Sono felicemente ateo, ma se Dio è amore ritengo che non ci sia nessuno più di me vicino a Dio".
Ha in mente di girare un altro film?
"Dopo l’uscita di Una passione libera, ricevo molto proposte, La più divertente è quella di girare un film su me stesso e a puntate. Io preferirei girare una delle mie sceneggiature. In questi giorni ho riletto quella di Fanny e Hill, sarebbe perfetta per una serie in costume".
Qual è il suo più grande rimpianto?
"Il mio unico grande rimpianto è di non aver chiarito il rapporto con mio padre, il nostro rapporto è stato molto conflittuale. Mi mandò via da casa quando avevo diciassette anni".
Qual è la sua più grande paura?
"Ora che l’ho riconquistata combattendo una difficile battaglia contro l’oblio, perdere nuovamente la memoria".
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