L'ultima magia della Rowling: uno show da tutto esaurito

In scena a Londra l'anteprima dell'ottavo episodio della saga. Sabato il debutto, prenotazioni fino a maggio 2017

L'ultima magia della Rowling: uno show da tutto esaurito

Dal nostro inviato a Londra

L'Inghilterra si mette in coda. Non per votare di nuovo, Europa sì o no. L'indirizzo è da cercare in centro, fra le strade tappezzate di grandi Union Jack: non proprio alla stazione di King's Cross, ma nemmeno troppo lontano, nel West End, la zona dei teatri, dei musical e degli spettacoli. Il Palace Theatre, 1.400 posti circa fra decorazioni e ornamenti lussuosi (in poco più di un secolo di vita, si dice abbia ospitato già quattro fantasmi...), lungo Shaftesbury Ave. A due passi sono in scena Les Misérables. Lì invece, dove tutti stanno già in fila un'ora e mezzo prima dello spettacolo, sotto il caldo di una giornata di luglio in cui Londra sembra Milano, non c'è Victor Hugo. C'è Harry Potter: lo dice la scritta enorme sulla facciata, lo dicono i fan con magliette di Hogwarts, mantelli, sciarpe di Grifondoro, spillette da Prefetto, biglietti gialli con le piume nere disegnate sopra, che poi sono quelli delle preview, le visioni per il pubblico delle "prove generali".

Si può uscire dall'Unione Europea, ma non da Hogwarts. Allora ecco, per la prima di Harry Potter and the cursed child, l'ottavo episodio della saga firmato da J.K. Rowling (la signora ha detto: il teatro non è il mio mestiere, perciò l'hanno affiancata il regista John Tiffany e lo sceneggiatore Jack Thorne), tutto è pronto: inaugurazione il 30 luglio e dal giorno dopo, compleanno dell'autrice e del maghetto, uscirà anche il libro, trasposizione fedele dello spettacolo. In Italia arriverà il 24 settembre, pubblicato da Salani come gli altri volumi (col titolo Harry Potter e la maledizione dell'erede). Per la prima di sabato prossimo è tutto esaurito, del resto lo spettacolo è sold out fino a maggio del 2017; e per vederlo in anticipo, alla preview, c'è chi è disposto a pagare fino a cento-centotrenta sterline, visto che il biglietto varia fra le 15 e le 65 sterline, ma le parti sono due, quindi bisogna raddoppiare. Una scelta che ha fatto discutere, e arrabbiare, ma che Tiffany e Thorne hanno giustificato col fatto che "è difficile concentrare un racconto epico in due ore e mezza". Ne servono cinque, infatti, e anche tanta passione e un po' di pazienza per seguire questa maratona potteriana, che sicuramente soddisfa i seguaci della Rowling, ma non è per fan tiepidi, e nemmeno per bambini, perché la trama è intricata e si gioca su molti livelli, non solo spaziali ma, soprattutto, temporali. L'escamotage per i flashback, che permettono di fare tornare in vita personaggi del passato uccisi durante la lunga guerra contro Voldemort, è una "giratempo", una specie di clessidra che permette di ritrovarsi in una epoca precedente e definita, per un massimo di cinque minuti. È così che, come le porte che si aprono e si chiudono continuamente sul palcoscenico, come i mantelli che svolazzano e si rialzano su nuovi scenari, la storia si muove in una serie di possibilità: passati differenti che avrebbero potuto essere, nuovi futuri, presenti che sono diversi. Una specie di riscrittura della trama, un avvertimento della Rowling: sarebbe bastato, per dire, che Cedric Diggory non vincesse il torneo Tremaghi, e quindi non morisse ingiustamente per mano di Colui che non può essere nominato (come tentano di fare accadere i due giovani amici Albus e Scorpius), perché tutto andasse diversamente...

Il Signore Oscuro è tornato? In qualche modo sì. Chi è il "bambino maledetto" del titolo? Albus, il secondogenito problematico di Harry intorno a cui si muove "una nuvola scura"; oppure il suo amico Scorpius, figlio di Draco Malfoy ma che si dice, in realtà, sia stato concepito da Lord Voldemort in persona? O chi altri? C'è mistero quanto i fan di Harry Potter si aspettano, e quanto la Rowling stessa ha raccomandato con l'hashtag #keepthesecrets (che è anche una spillina data a tutti gli spettatori) e c'è "la magia", come dicono ragazzi e ragazze in coda, ma anche signore e signori di mezza età. Helena Brown, 22 anni da Ascot, saltella dall'eccitazione, indossa un mantello nero di Hufflepuff (Tassorosso) e ha una bacchetta "di quercia inglese" con la quale, dice, sognerebbe di produrre un Patronus, la magia della positività, che protegge dai terribili Dissennatori. Le servirà, seduta in platea, in una delle scene più emozionanti (e paurose) dello spettacolo. C'è una coppia di venticinquenni arrivata da New York apposta, una ultrasessantenne pronta a reimmergersi nell'amazing world, il mondo straordinario creato da J.K. Rowling, ci sono due biondine "cresciute con Harry". Ci si aspetta "magia, lacrime, nostalgia, ritorno all'infanzia". C'è tutto.

Ci sono anche personaggi nuovi, la "seconda generazione" dei figli dei vecchi protagonisti. Ed effetti speciali sorprendenti, che sembrano ancora più veri che al cinema: tutti, dall'incantesimo Lumos ai gufi, dai ritratti parlanti al mondo che torna indietro nel tempo, fino ai voli e ai duelli e al mitico Hogwarts Express sono accolti dagli applausi del pubblico.

Che nel finale è tutto in piedi per gli attori (una quarantina) e per le risate, la tensione, il mistero, la lotta tra il bene e il male, il dolore (Harry rivive perfino la notte tragica della morte dei suoi genitori), l'amicizia che muove le montagne, la magia di quell'altro mondo, che è il mondo di J.K. Rowling. Dice Harry Potter: "Giocare col tempo è qualcosa che non possiamo fare". Non è vero neanche quello, alla fine.

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