Gli dei, i dadi, la sorte. Se lo sono giocato così, il mondo. A Zeus andò la Terra, ad Ade gli Inferi e a Poseidon il continente sommerso. Fu allora, nella notte dei tempi, che apparve Atlantide. E a un tratto la bellezza si stagliò dinnanzi agli uomini che per capricci sono da sempre secondi soltanto agli dei. Tanto che, pur vivendo in un paradiso immenso, dove il mare lambisce le isole e innalza le montagne e i canali sono "simili ad orbite celesti", bastò poco a farli risparire nei fondali marini. La distruzione si compì nel giro di una notte. La dottrina della sfera appresa da re Atlante, la conoscenza della geometria, della cabala e dell'alchimia, i principi divini che regolavano le leggi non bastarono a evitare l'inevitabile. Così, non appena "il carattere umano s'insinuò", gli abitanti di Atlantide non riuscirono più a sopportare la felicità. E caddero nel baratro.
Franco Battiato li conosceva bene i "falsi miti del progresso" dietro cui corrono gli uomini. Non sono cambiati poi molto da quell'epoca classica tramandataci dagli autori che il cantautore siciliano amava tanto. Quando si spinsero in Oriente a fondare "nuove colonie a immagine di Roma", i comandanti che muovevano le legioni avevano negli occhi soltanto le ricchezze. A causa loro, delle ricchezze, gli eserciti e i popoli conquistati presero anzitempo la strada della morte. Lo sapeva Properzio che contro il denaro dedicò un'elegia in cui dipinse i "crudeli pascoli" dove pasciono "i vizi degli uomini" e germogliano "i semi degli affanni" della nostra esistenza. E lo sapeva pure Battiato quando musicò Delenda Carthago. Le dita colorate di henna, i patrizi triclini, le carni speziate d'aromi d'Oriente, i vini, le rose e il miele. Bisogna immaginarsi tutto. E bisogna immaginare pure l'ingordigia per toccare con mano la fine. È l'Animale, che vive dentro ognuno di noi, a spingerci sempre oltre, a non farci accontentare mai, a divorare tutto quello che s'incontra ("anche il caffé") calpestando e umiliando costantemente l'propria anima. È questo Animale a rendere l'uomo "schiavo delle proprie passioni".
Ma come liberarsi da noi stessi? Franco Battiato, che oggi ci lascia all'età di 76 anni con un'eredità musicale e culturale sconfinata, ci ha provato per tutta una vita. Non sarà stato affatto facile affrancarsi dall'umano. Lui, che nella carnalità ha sempre creduto, ha dovuto studiare a fondo. Non ci saremmo aspettati diversamente da un cantautore che per tutta una vita ha scritto di amore, non tanto nel senso più pop del termine quanto piuttosto nell'ontologica dedizione all'Altro per ricercare la comune felicità. Come arrivarci, però? La Mescalina, forse? Per "scappare via dalla paranoia" in un mondo dove riecheggiano "urla di furore di generazioni senza più passato", dove si consumano lotte tra "tribù di sub-urbani", dove l'uomo moderno non è così diverso dai cavernicoli. Eccoci qui: "neo-primitivi, rozzi cibernetici, signori degli anelli". In una sola immagine: "l'orgoglio dei manicomi". Oggi, come ai tempi di Atlantide o di Cartagine, mossi dalle nostre debolezze e dai vizi della carne.
Quello per cui Battiato ha costantemente lottato, non era una vera e propria ascesi ma una carnalità non più viziata dalle passioni, non più turbata dai "pensieri neri". Una carnalità purificata da un Oceano di silenzio dove "scorre lento il tempo di altre leggi" e "di un'altra dimensione". È il lavoro di tutta una vita. Una costante ricerca della calma, della pace. Ma non quella pace sbandierata dagli "addetti alla cultura". "Le barricate in piazza - cantava il maestro in Up patriots to arms - le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso". Col tempo, anche l'amore, trova un'altra dimensione. Si impara a lasciar fare al caso, ma senza abbandonarsi alla monotonia. E in dono si hanno "il silenzio e la pazienza", e un cammino condiviso lungo "le vie che portano all'essenza". E, soltanto superando "le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce", l'anima non invecchierà mai. Ma non si cada in illusioni: resterà comunque sempre "la stessa dolce guerra".
Ora che Battiato non c'è più, che non dovrà più scendere a compromessi con la carne, che è solo anima, lo immaginiamo altrove. Non a tirare i dadi con gli dei capricciosi che, come gli umani, si piegavano all'ebrezza, alla lascivia e alle passioni. Lo immaginiamo in un posto dove "tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà". Lì "il mondo s'addormenta in una calda luce, di giacinto e d'oro".
Vola ora verso quel Paese bellissimo dove il sole è languido e il cielo annebbiato. Vola "nello spazio tra le nuvole" senza curarsi più delle "regole assegnate a questa parte di universo, al nostro sistema solare". Adesso è libero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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