Quando si nomina Adam Smith, in genere il nome è associato immediatamente all'economia e al suo libro più citato, La ricchezza delle nazioni. In realtà lo studioso scozzese fu essenzialmente un filosofo morale e l'autore di due testi entrambi importanti, a cui che lavorò incessantemente durante l'intera vita. A fianco dell'opera più conosciuta, in effetti, bisogna sicuramente collocarne un'altra: La teoria dei sentimenti morali.
Di recente un economista della Stanford University, Russ Roberts, si è imbattuto in questo secondo capolavoro che solitamente gli economisti non leggono ed è rimasto talmente folgorato da lanciarsi in un'interessante riscrittura: Come Adam Smith può cambiarvi la vita. Una guida inattesa alla natura umana e alla felicità (tradotto in italiano da Add Editore, pagg. 256, euro 15). Ne è risultato un lavoro del tutto calato nel nostro tempo e nei dilemmi più vivi della vita quotidiana, che aiuta a interrogarsi e a capirsi su questioni come la generosità e l'egoismo, la fama e l'umiltà, la famiglia e la carriera.
Al cuore della riflessione di Roberts e di Smith c'è l'idea che ognuno di noi nel corso dell'esistenza è accompagnato da una figura tanto immaginaria quanto cruciale, lo "spettatore imparziale", al quale continuamente chiede conto delle proprie azioni. Anche quando nessuno è in grado di vedere che cosa stiamo facendo, se ci comportiamo bene o male, noi siamo spesso indotti ad agire correttamente (con rispetto, onestà, generosità) perché non vogliamo sfigurare dinanzi a noi stessi. Questo aiuta a comprendere come sia possibile che l'uomo non desideri soltanto in maniera assai comprensibile di essere amato, ma anche di essere amabile, e cioè di essere degno dell'amore di cui è oggetto.
Da tali premesse deriva un'interessante lettura delle relazioni interpersonali. La società non appare più un insieme di atomi slegati tra loro, ma al contrario è caratterizzata da un'ampia rete di regole morali che sono essenzialmente il risultato dell'intreccio dei comportamenti dei singoli. Assistiamo insomma a una sorta di circolo virtuoso: di solito vogliamo essere "brave persone" e dalla complessa interazione dei diversi comportamenti emergono norme che ci indirizzano verso la gentilezza e la premura verso l'altro. La nostra spontanea socialità ci rende empatici, più vicini al prossimo, e lo stesso amore verso noi stessi (ciò che vi è di assai naturale e quasi insopprimibile) agevola questo processo di civilizzazione delle nostre attitudini che rende migliore il mondo in cui viviamo.
Guidato dagli insegnamenti di Smith, l'allievo Roberts ci prende dunque per mano al fine di aiutarci a essere saggi, mostrandoci in particolare che la morale non implica necessariamente disumanità e sacrificio di sé: anche se talvolta la vita può essere dura e qualche nostra scelta è di sicuro difficile, quando non drammatica. Un tendenziale armonizzarsi dei comportamenti e dei principî etici, però, può diventare assai arduo e perfino impossibile nel momento in cui prevale l'uomo di sistema, colui che "pensa di poter muovere gli esseri umani con la stessa facilità con cui la mano del giocatore sposta i pezzi su un scacchiera".
Da qui discende che, senza alcun dubbio, l'Adam Smith che riflette sui sentimenti morali è davvero lo stesso autore che tanto ci ha aiutato a comprendere la complessità dell'economia moderna e i pregi del libero mercato. Non a caso, tra i vizi peggiori e più pericolosi egli colloca l'arroganza, molto diffusa tra gli intellettuali e che purtroppo conduce a sovrastimare il ruolo del potere e della legislazione, marginalizzando invece il concreto impegno personale.
Al contrario, nella logica del filosofo scozzese se volete rendere il mondo un posto migliore dovete ad esempio parlare un po' di più con i vostri figli: ciò che ricorda da vicino l'invito, in Voltaire, a prendersi cura del proprio giardino.In definitiva, quello che il volume di Roberts ci offre è un viaggio entro l'umanità e i suoi paradossi, ma anche un invito a comprendere che moralità, responsabilità e libertà procedono di pari passo.
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