La maledizione Modigliani. Ma se i quadri sono falsi perché tutti li espongono?

Dopo la perizia che ha "condannato" 20 opere portate in mostra a Genova, parlano gli esperti

La maledizione Modigliani. Ma se i quadri sono falsi perché tutti li espongono?

«Lei ha presente chi era Franco Russoli, il grande soprintendente di Brera che ha fondato con Spadolini il ministero dei Beni Culturali e con Giulia Crespi il Fai? Bene, questa perizia dice che uno dei dipinti che Russoli volle alla mostra storica di Modigliani a Palazzo Reale sarebbe un falso». A parlare così è Frediano Farsetti, uno dei più conosciuti e autorevoli antiquari fiorentini. Farsetti è in viaggio dal Friuli alla Toscana, ma tiene a far conoscere il suo parere sul sequestro dei Modigliani esposti a Palazzo Ducale a Genova. Un'operazione finita in prima pagina sui quotidiani, con titoli che si rifanno alla perizia della Procura del capoluogo ligure, stilata dalla storica dell'arte Isabella Quattrocchi, secondo cui 20 dipinti di Amedeo Modigliani esposti nella monografica ospitata dal 16 marzo al 13 luglio (che di quadri ne ospitava 70), e chiusa tre giorni prima del previsto proprio a causa dell'operazione della Procura di Genova, sarebbero falsi (si salverebbe un disegno, riconosciuto come autografo).

L'ordinanza che ha disposto il sequestro delle opere era partita da un esposto di Carlo Pepi, studioso di Crespina (Pisa), che nel proprio sito web afferma di essere il «massimo esperto di Modigliani» e che ormai da decenni conduce una battaglia personale contro i falsari di Modì. «Pazienza per due miei disegni, che sono stati pubblicati numerose volte. Non ci metteranno molto a tornare a essere considerati per quello che sono. Ma il dipinto a cui accennavo apparteneva ai Camerino ed è stato notificato dallo Stato. Vuoi vedere che si sono sbagliati anche al ministero?», spiega Farsetti, che non sembra troppo convinto dell'infallibilità di Pepi, così come di quella di Marc Restellini, già direttore della Pinacothèque de Paris, chiusa nel 2016 dopo un forte calo di visitatori che ha reso insostenibili i costi. Restellini è un altro esperto di Modigliani che si dichiara «indipendente» e che a sua volta si definisce nella propria pagina web «probabilmente uno dei più grandi specialisti internazionali» del pittore livornese. Anche Restellini come Pepi si è scagliato da subito contro l'esposizione genovese, organizzata da MondoMostre. Il primo, già collaboratore dell'Istituto Wildenstein, che però non lo ha coinvolto quando si è trattato di stilare il catalogo generale di Modigliani, ha spiegato di aver fornito ai Carabinieri tutte le prove a supporto della sua tesi, in base a cui le opere sarebbero incontestabilmente false. Il secondo spiega che si è accorto dei falsi vedendo le opere anche solo su Internet, il che lascia francamente un po' perplessi, anche in ragione del fatto che due disegni di proprietà dello stesso Pepi erano esposti nella mostra dedicata sempre a Modigliani che il Pompidou ha organizzato a Pisa a cavallo tra il 2014 e il 2015. In quel caso era presente anche uno dei quadri ora sotto sequestro, che forse Pepi nell'occasione non aveva notato, o aveva giudicato in maniera differente.

Un'altra argomentazione che va soppesata attentamente prima di pronunciarsi è il curriculum incontestabile del curatore Rudy Chiappini, per più di vent'anni direttore del Museo d'Arte Moderna di Lugano. Pur essendo di formazione un seicentista (si ricorda il suo lavoro di laurea, che innovò radicalmente gli studi sul Serodine), ha curato una sequenza di mostre importantissime, molto rigorose per metodo e scientificamente ineccepibili. Personalmente ricordiamo quelle su Nolde, Soutine, Permeke: un trittico formidabile che dal 1994 al 1996 fece dell'istituzione ticinese uno dei luoghi che contavano per la riflessione sulla storia dell'arte europea. Chiappini, alla pari del presidente di MondoMostre Skira Massimo Vitta Zelman e del mercante d'arte ungherese Joseph Guttman, è ora indagato. Ma non si sottrae al confronto, spiegando: «Non avendo letto la perizia nella sua integrità, ma solo gli stralci che sono usciti nel comunicato stampa, non posso per ora pronunciarmi sul suo contenuto. Una cosa però va ricordata: i quadri presenti in questa mostra erano già tutti esposti o pubblicati. In molti casi hanno una storia molto solida. Il dipinto che portò Russoli alla mostra milanese nel 1947 prima di venire a Genova era esposto al Museo del Novecento. Io mi trovo per così dire alla base della piramide. Occorrerà semmai risalire alla cima».

Per quel che riguarda invece le perizie, va detto che Isabella Quattrocchi sembra essersi concentrata, leggendo i pochissimi passaggi a oggi disponibili del suo parere, su pigmento, tratto, ma anche sulle cornici, in merito alle quali avrebbe affermato che sono dell'Est europeo o americane. Constatazione che non sembra a prima vista dirimente, dal momento che il già citato Guttman è un art dealer di origine magiara che opera a New York (e che peraltro è molto noto per il suo contributo a mostre su Brueghel, Leonardo e Rembrandt e la sua cerchia), e le cornici hanno un rapporto molto labile con l'autenticità delle opere. Prima della Quattrocchi, il Tribunale di Genova si era avvalso della relazione preliminare di un proprio consulente, il perito Mariastella Margozzi, che ci spiega: «nel mio sopralluogo, che si limitava a osservare i dipinti dal punto di vista storico-artistico e stilistico, e dunque non prevedevano analisi sui pigmenti e sui materiali, non ho ritenuto di riconoscere la mano di Modigliani».

Dunque la relazione della Margozzi si fonderebbe sull'idea che i dipinti in questione non presenterebbero nemmeno le caratteristiche esteriori di un'opera del maestro livornese. Come mai allora sono stati in passato pubblicati ed esposti, in contesti altrettanto e forse più prestigiosi di Palazzo Ducale?

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