Quel Mantegna perduto che è "risorto" a Bergamo

La «Resurrezione di Cristo» conservata in un deposito all'Accademia Carrara è stata attribuita al maestro

Quel Mantegna perduto che è "risorto" a Bergamo

Le attribuzioni di opere ai grandi geni del rinascimento sono sempre pericolose, e quasi mai prive di contestazioni. Però questa volta pare proprio che sia «spuntato» un nuovo Mantegna. O meglio si sia scoperto essere opera di Andrea Mantegna (1431-1506) una tela che gli esperti avevano sotto mano da molto tempo.

Si tratta della Resurrezione di Cristo custodita all'Accademia Carrara (dal nome del mecenate che la istituì nel Settecento) di Bergamo e finora diversamente attribuita. La scoperta è stata ufficializzata proprio ieri, con l'annuncio della pubblicazione del catalogo completo dei Dipinti italiani del Trecento e del Quattrocento del museo bergamasco: 110 voci per 110 dipinti dal 1300 al 1500, che fanno parte della collezione Carrara (il catalogo sarà disponibile a fine giugno).

Una schedatura completa e importante ma la novità veramente rilevante riguarda proprio l'attribuzione all'artista padovano, che fu a lungo pittore di corte dei Gonzaga (sua la Camera degli Sposi del palazzo ducale di Mantova), della Resurrezione, presumibilmente dipinta fra il 1492 e il 1493, mentre Cristoforo Colombo scopriva l'America.

Ci siamo fatti raccontare dal conservatore dell'Accademia Carrara, il professor Giovanni Valagussa, la storia del dipinto e come è avvenuta la sua (ri)scoperta.

Su come la tavola (42 cm x 38 cm) sia arrivata alla pinacoteca ci dice: «La tavola è arrivata alla Pinacoteca nel 1866 e faceva parte della ricca collezione privata di Guglielmo Lochis, che alla sua morte nel 1859 decise di lasciare le opere in suo possesso alla città di Bergamo. Sappiamo che Lochis aveva acquistato il dipinto a Milano il primo febbraio del 1846 da una certa signora Silva. Ma non è possibile risalire più indietro nel tempo sulla proprietà del dipinto».

Quanto alle attribuzioni: «Lochis stesso lo aveva acquistato come attribuito a Mantegna. Ma certo le attribuzioni ottocentesche erano molto meno precise delle nostre. A fine Ottocento il quadro venne considerato una copia o al massimo un'opera della bottega di Mantegna ed è stato spostato nei depositi. Quando un anno e mezzo fa ci siamo messi a lavorare al catalogo dei dipinti antichi del museo lo abbiamo ripreso in mano. Ed esaminandolo ho avuto i primi dubbi. Nonostante la patina e la mancanza di restauri si capiva che la qualità era altissima. E poi la mia attenzione è stata attratta da un dettaglio. In basso nella tavola si nota una piccola croce. È identica alla croce che svetta in cima al bastone a cui si appoggia il Cristo risorto del quadro. La cosa ci ha incuriosito e abbiamo iniziato a indagare». E questo ha dato vita a una serie di deduzioni quasi da detective. Spiega ancora Valagussa: «Vede che sotto il sepolcro del Cristo c'è una specie di volta? Uno dei temi classici dei dittici o trittici sulla resurrezione era la discesa di Gesù nel Limbo per liberare le anime. Ecco, esiste una notissima Discesa al Limbo dipinta da Mantegna, quella che è stata venduta all'asta, ad un privato, nel 2003 e che apparteneva alla collezione di Barbara Piasecka Johnson. E la Discesa al Limbo è una tavola che corrisponde perfettamente per dimensioni alla nostra. Il Cristo lì rappresentato si regge ad un bastone identico a cui però manca la croce apicale. Perché? Perché quando hanno separato le due rappresentazioni la croce è rimasta in quella superiore. Sono due metà di un'opera unica. Può darsi fosse addirittura un trittico con una parte ancora inferiore ma di questo non possiamo essere sicuri». L'attribuzione ovviamente è stata sottoposta ad alcuni dei più grandi esperti di Mantegna, come Keith Christiansen e Giovanni Agosti, che l'hanno confermata.

La Resurrezione di Cristo era precedentemente stimata attorno ai 30mila euro di valore. Ora diventa la parte superiore di un quadro che è stato battuto all'asta per 27 milioni di dollari. Resta un alone di mistero su quale fosse la collocazione iniziale delle due opere collegate tra di loro. Conclude Valagussa: «La tavola è stata quasi sicuramente realizzata tra il 1492 e il 1493. Lo sappiamo perché già nel 1494 Antonio Della Corna ne ha copiato il tema. Pensiamo sia stata realizzata a Mantova ma non possiamo esserne sicuri.

Potrebbe essere uno di quei dipinti che Mantegna realizzò per la cappella del castello di Mantova e che non sono mai stati identificati con certezza». Ora di certo partirà il restauro del quadro, che dovrebbe durare attorno ai sei mesi e poi è probabile che verrà pensato un evento tutto particolare per il suo ritorno al pubblico. I tempi del deposito sono finiti.

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