Roma - Mezz'ora (su un'ora) di trash che sfiora il cult, avessero ripreso anche il fuori (in)Onda, con Mentana che scende in studio e sgrida i due conduttori Facci e Lusenti travolti dalla sociologia da autogrill del fotografo (italianofobo, con moglie norvegese) Oliviero Toscani, sarebbe stata l'apoteosi, un pezzo di tv memorabile. A quel punto mancava solo il "bicchiere d'acqua", evocato sul finale da Facci, quello che D'Agostino rovesciò in faccia a Sgarbi all'Istruttoria di Ferrara nel 1991. Non è stato possibile solo perché il bersaglio, Toscani, era collegato dalla sua stanza padronale di Casale Marittimo, dunque irraggiungibile dall'eventuale getto. Sarebbe stato l'epilogo giusto per l'In Onda andata in onda l'altra sera, titolo «Italia, indietro tutta», Roberto D'Agostino in studio, Toscani dall'altra parte in versione «indignados» contro tutti, il «sistema» che rende «succubi», «l'Italia del Duce nero, rosso, verde, grigio» e degli italiani «conosciuti al mondo per essere inaffidabili», e «teleidiotizzati», anche se pure lui è in tv, tra l'altro con libro da promuovere.
Il conduttore Facci prova, una dozzina di volte, a chiedergli a cosa serva dire che tutto fa schifo, e Toscani gli risponde che «non capisce niente», che allora è meglio «essere succubi» e «dare 800mila voti ad Andreotti». La teoria (di seconda o terza mano) di Toscani è che gli italiani sono dei pecoroni, ma non tutti, ce ne sono alcuni bravi, le «eccellenze», che però non vengono aiutati dallo Stato. Si prepara lo scazzo con D'Agostino, che prende parola e fa lo shampoo al creativo milionario: «Ma questi sono i discorsi che si fanno sui treni, al bar dello sport. Ma perché i tedeschi sono tutti Einstein? Bill Gates o Steve Jobs hanno avuto aiuto da Washington? Ma piantala su! Hai passato la vita a fotografare le modelle per Vogue, hai lavorato per Benetton, gli hai fatto pure il bidet, è inutile che adesso ti scopri rivoluzionario! Ma de che? Sei sempre stato il cocco del potere che ti ha dato i soldi per fare quattro ca... di foto! Sei il Che Guevara dei poveri, ma piantala! Stando in campagna ti sei rincoglionito, te i cavalli e tutti gli altri! Non aprire più quel vino che fai, ne bevi troppo. Da assessore alla creatività di Salemi che cosa hai fatto? Che progetti creativi hai fatto? Un c... hai fatto! L'hanno sciolto pure per mafia!».
Risponde Toscani, ormai nel marasma generale di una puntata fuori controllo: «Ma andate all'inferno, voi e il vostro programma!». Ecco, dopo quel blocco, quando arriva il minuto della pubblicità, si palesa in studio Enrico Mentana («infuriato» dirà poi Dagospia), ancora all'ultimo piano della palazzina di La7, dove c'è il suo Tg. «Almeno un blocco serio riuscite a farlo?» chiede ai conduttori. Si narra anche di un consiglio-richiesta, che però altri non confermano: chiudere il collegamento col Toscani delirante. «Terribile» dice poi quando finisce la puntata. E anche dalla direzione di La7, cioè dalle parti di Paolo Ruffini, non si registra particolare euforia per il casino andato in onda (che però raccoglie un discreto 4,3% contro Capitan Schettino su Canale 5).
Formalmente il programma non risponde a Mentana, che è direttore del TgLa7 (e In Onda non ne fa parte) ma come autorità indiscussa in campo tv, un suo intervento correttivo ci sta tutto. Del resto Mentana è molto influente a La7, di fatto il numero tre dopo l'ad Stella e Ruffini. Ed è uno sponsor della coppia Facci-Lusenti. Sempre che Toscani non rovini tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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