"Mi trovai su una scogliera mai visitata..."

Ecco le confessioni del «Solitario di Providence»: viaggi, fantasticherie, immagini folli

"Mi trovai su una scogliera mai visitata..."

di Howard Phillips Lovecraft

10 Barnes Street,

Providence, R.I.

febbraio/marzo 1929

Mio caro Harris,

Io mi limito ad osservare e sognare. Sogno le sere in cui sfere e pianeti gravitavano sulla criptica e ribollente Alessandria... E, ancora prima, Cartagine, e antecedentemente Tebe e Memphis e Babilonia e Ur dei Caldei. Sogno messaggi segreti che giungono dopo eoni da quei luoghi lontani e semidimenticati, e da altri ancora più oscuri, tenebrosi e vecchi, di cui solo voci sussurranti osano parlare.

Quando li guardo, sento che a loro volta essi mi guardano, e la bellezza che proiettano sulla notte che si addensa e sulla cerea e crepuscolare città è un simbolo di glorie primordiali più antiche dell'uomo, più antiche della Terra, più antiche della Natura, più antiche persino degli Dèi, riservate solo alla mia anima mistica. Queste, invero, sono sensazioni - quando, tuttavia, mi avvicino agli stessi oggetti come studioso di astronomia, lo faccio in maniera molto diversa. Lascio da parte i sogni e prendo il telescopio; invece di guardare la città illuminata al di sotto, la maledico per il fumo e i vapori caldi che da essa promanano, fino a oscurare la definizione telescopica...

Tuo Obbed. Serv.

HPL

L'Antica Collina

Ognissanti

C aro Malik,

Lo scorrere del tempo nei miei sogni è spesso un assurdo e caotico susseguirsi d'immagini, un folle mosaico di figure, forme e luoghi ripresi dalle fonti più disparate, che riemergono dalle trame stesse del subconscio - l'altra notte, subito dopo aver preso sonno, mi trovai su una magnifica scogliera mai visitata prima, ma che conoscevo, forse avendola vista sulle pagine di qualche tabloid o libro di viaggi, di cui la mia biblioteca è piena. Il luogo era desolato, e non si udiva nulla eccetto il rumore del mare. Contemplavo quel paesaggio immobile e non smettevo di osservare il mare, immaginandomi chissà quale abisso sotto le onde apparentemente placide, quasi che qualche cosa dovesse accadere da un momento all'altro... infatti, dopo un tempo che mi parve interminabile (ma potevano essere passati solo pochi minuti), l'acqua iniziò a ribollire e l'oceano si trasformò in un gran calderone infernale, come se qualcosa di gigantesco ed immenso stesse emergendovi. Non avevo paura, né fuggii: ero quasi anestetizzato emotivamente ed aspettavo che la Cosa affiorasse in superficie. C'era un'aura magica, tutto lasciava presagire una qualche sorta di rivelazione o meravigliosa epifania...

Infine, ahimè, non vidi nulla. Il sogno sfumò e mi trovai nel letto, grondante di sudore - mi sentivo la febbre. È però sicuro che, se avessi visto la Cosa, ora avrei un altro essere portentoso da inserire nel mio carnet di creature cthuloidi, o forse non sarei neanche qui a raccontarti la storia!

Saluti & Benedizioni

E'ch-Pi-El

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