Milano, il Benito socialista in otto rarissimi filmati

I video-documenti in Rete da oggi mostrano il leader spesso "al naturale", senza pose studiate

Milano, il Benito socialista in otto rarissimi filmati

È un Duce fuori Luce ma perfettamente immerso nella macchina da presa, unico fra gli astanti a fissare la camera con consapevolezza acuta e profonda, fiutando la potenza della nascente comunicazione di massa. Lo nota Antonio Scurati, vincitore del 73° Strega con M. Il figlio del secolo (Bompiani, 2018), che introduce così la straordinaria antologia di otto rarissimi filmati riemersi dagli archivi di Fondazione Cineteca Italiana, e disponibili in streaming dal 17 giugno con il titolo Il Duce fuori Luce (sulla piattaforma dedicata del sito www.cinetecamilano.it, in modalità Premium, 5 euro).

Niente immagini e rappresentazioni ufficiali, niente pose studiate o esibizioni muscolari di quelle affidate all'epoca all'Istituto Luce, longa manus cine-fotografica della propaganda di regime: è un Mussolini spesso inquadrato a sua insaputa, da angolazioni mai viste, in riprese semi-artigianali che per quasi un secolo sono rimaste nell'ombra. Non aspettiamoci cedimenti: anche senza «sole in fronte» resta pur sempre l'uomo d'azione che guida le adunate accanto ai «lavoratori del braccio e del pensiero»; il granitico oratore, il giornalista picconatore dello Stato liberale che vediamo all'opera nel suo Covo di Via Paolo da Cannobio, l'ufficio dove prendevano vita gli strali veementi del Popolo d'Italia, che prepararono e accompagnarono l'ascesa dei Fasci di combattimento. Il corto propagandistico Il covo (Minerva film, 12 minuti, con sonoro), tra i più interessanti della silloge, è di Vittorio Carpignano, data 1941 e testimonia le origini milanesi del movimento, nell'humus dei sentimenti irredentisti del primo dopoguerra. Sullo sfondo di una città brumosa e ferita, si esalta il passaggio «sugli uomini e sugli spiriti disorientati» di una «voce nuova, traboccante di fede e volontà assoluta», pronta a «farsi idea e diventare storia». Il vecchio e il nuovo a confronto, la vittoria tradita lascerà spazio a un trionfo pieno e completo.

Lo stretto rapporto con Milano è ben testimoniato, visto che quasi tutti i filmati sono stati girati qui; arrivano dall'ampia riserva di cinema amatoriale e documentario che accompagna tutta la vicenda storica del Fascismo, dalla conquista del potere agli anni del massimo consenso e dell'Impero. Dalla fascinazione (fuori tempo massimo) per il dominio universale all'idea (al contrario, lungimirante) di dotare la città di un planetario il passo non fu lungo, e molto del merito va ascritto all'editore Ulrico Hoepli, pronto a finanziarne la costruzione, e al geniale architetto Piero Portaluppi, che lo progettò. E così, il 20 maggio del 1930, ecco un Duce in alta uniforme e fez, affiancato dal podestà Visconti di Modrone, sbucare dalle colonne ioniche dell'edificio appena inaugurato e immergersi nel verde di Porta Venezia.

È un breve filmato anonimo (appena 3 minuti, con belle musiche di Francesca Badalini), che mostra anche una parata del 1936 in piazzale Cordusio, a pochi passi dal Circolo dell'Alleanza Industriale di Piazza San Sepolcro dove nel 1919 vennero fondati i Fasci. In un altro anonimo di appena 4 minuti, piazza Duomo si prepara ad accogliere una visita nel 1934.

Scene simili in una ripresa dall'archivio della famiglia Castagna, che nel finale strappa anche qualche fotogramma dell'arrivo del Duce, sulla classica auto scoperta, e della sua salita sul palco per arringare la folla. Gli 11 minuti di «Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza» (con l'adunata milanese del marzo 1922, a pochi mesi dalla marcia su Roma) celebrano gli inizi, freschi, vigorosi ed energici: Mussolini che «divide il frugale rancio co' suoi commilitoni», poi mentre incontra le medaglie d'oro della Grande Guerra e si affaccia in camicia nera su una stipata via Vittorio Veneto, appropriandosi del saluto romano dei legionari di Fiume. Il tutto affidato alle riprese di un padre nobile del cinema italiano, il milanese Luca Comerio. Lo stesso che appena ventenne, nel maggio 1898, era sceso in strada a rischio della vita per immortalare i moti popolari duramente repressi dal generale Bava Beccaris. Da un pioniere all'altro (perché il Ventennio, con buona pace di certa critica benpensante, fu epoca fertile di talenti della pellicola), arriviamo a Luigi Liberio Pensuti, maestro dell'animazione tra le due guerre. È a lui che si deve una chicca come La taverna del tibiccì, piccolo capolavoro (peraltro molto attuale, di questi tempi) in cui grazie alla pulizia e all'igiene si sconfigge uno dei nemici più temibili, all'epoca, per la salute pubblica.

Colpisce il taglio innovativo, che unisce tecniche di infografica, animazione ed elementi dell'iconografia fascista. È un Duce che spicca anche nell'assenza, come nell'interno domestico ricreato per lo spot delle Assicurazioni Popolari, in cui campeggia il suo ritratto. Le atmosfere esotiche e le inquadrature inusuali rendono preziosi i pochi minuti del Duce in Africa, realizzato da un anonimo francese in occasione di una visita a Tripoli e Garian con rassegna, a cavallo, delle milizie locali. Mussolini, non è un mistero, accarezzava il sogno di una Libia quarta sponda d'Italia. La visita più trionfale in Tripolitania fu nel marzo del 1937, durante la quale, ergendosi a cavallo, si proclamò addirittura protettore dell'Islam.

Da Piazza Duomo all'Africa settentrionale rivive così, grazie ai tasselli di un inedito cinemosaico, la grande illusione della Giovinezza.

Il programma è il primo di una serie di contenuti sulla Grande Storia. Seguiranno rassegne su Garibaldi e Napoleone.

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