“Mollo tutto e apro un chiringuito”: il Milanese Imbruttito "zaloneggia"

Il fenomeno nato sul web non perde in freschezza alla prova del lungometraggio, anche se punta soltanto sulla risata che nasce dal dissacrare una serie infinita di stereotipi (soprattutto regionali)

“Mollo tutto e apro un chiringuito”: il Milanese Imbruttito "zaloneggia"

Il Milanese Imbruttito, forte di un seguito, sui social, di oltre due milioni e mezzo di persone, è sbarcato al cinema con “Mollo tutto e apro un chiringuito”.

Abbandonata la narrazione in formato “breve video comico da spendere su Youtube”, l’imprenditore che incarna vizi e virtù del milanese doc diventa protagonista stavolta di una compagine cinematografica in cui figurano alcuni stilemi della commedia all’italiana. Il risultato, nel complesso un po’ sghembo e di certo non innovativo, è comunque in grado di regalare disimpegno contornato di risa.

Il Signor Imbruttito (Germano Lanzoni), dirigente di spicco di una grande multinazionale, trascorre le giornate a fatturare, ha il rito dell’aperitivo e guarda dall’alto in basso i bipedi che non appartengono al suo stesso sistema di pensiero, quello individualista ed ego-riferito. Quando però, per una svista, manda all’aria l’affare della vita, accusa il colpo e cade in depressione. Irriconoscibile, abbandona le vecchie maniere ma appare senza scopo. La svolta per cambiare pagina arriva con la proposta di un amico di vecchia data: acquistare un chiringuito in un luogo paradisiaco della Sardegna. Galvanizzato all’idea e incurante delle obiezioni della moglie e dello scetticismo del Nano (il figlio dodicenne), l’Imbruttito si lancia con entusiasmo nella nuova avventura. In compagnia del fidato Giargiana (Valerio Airò), suo “eterno stagista”, si reca a Garroneddu, il paesino sperduto in cui far sorgere la futura attività, ma ben presto si scontra con la diffidenza dei pastori locali, avversi a qualsiasi intrusione esterna. Per ottenere la cooperazione degli abitanti, l’ex manager milanese dovrà scoprire il senso di collettività e smettere di agire con l’unico diktat del lucro.

Dietro la macchina da presa di “Mollo tutto e apro un chiringuito” ci sono i componenti de “Il terzo segreto di Satira”: Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Pietro Belfiore, Andrea Mazzarella e Davide Rossi. Davanti, invece, guest star come Elettra Lamborghini e comprimari del calibro di Claudio Bisio e Paolo Calabresi.

Non occorre conoscere gli innumerevoli mini sketch presenti in rete sui canali del Milanese per sentire familiarità con quanto presente nel film: alcune battute e modi di dire sono così noti da essere già entrati nel costume, inoltre l’Imbruttito ha una caratterizzazione debitrice dell’indimenticato cumenda di Guido Nicheli, mentre il fido Gargiana sembra discendere da “Il Ragazzo di campagna” di Pozzetto.

Come nei film su Fantozzi prima e in quelli di Zalone poi, siamo di fronte ad un prototipo di italiano, sebbene in questo caso di nicchia, trattandosi dell’abitante della city meneghina. Naturalmente il gioco è quello di portare all’estremo certe caratteristiche come il linguaggio inglesizzato del business, la laboriosità settentrionale e il classismo finanziario (siamo di fronte a uno capace di regalare la partita iva al figlio per il dodicesimo compleanno). Il sistema di (dis)valori di siffatta persona è esorcizzato con il ricorso a una comicità che ha il pregio di tenersi alla larga sia dalla demenzialità che dalla pedanteria.

Malgrado il taglio non sia più quello mordi e fuggi del web, l’umorismo immediato e vivace tipico del Milanese Imbruttito regge il formato di un’ora e mezza grazie all’indovinata cornice narrativa di sostegno. La sensazione è di assistere a piccoli sketch che, assemblati assieme in qualcosa di più ampio respiro, diano luogo a un riuscito “one man show”. I personaggi che ruotano attorno al protagonista sono indovinati e servono a raccontare, con la loro presenza, due realtà fatte di abitudini culturali decisamente opposte, quella milanese e quella sarda. Ovviamente, passando in rassegna i limiti più evidenti di una certa territorialità, gli stereotipi si sprecano e non si fanno sconti a nessuno: se il cittadino settentrionale è qui irrispettoso ed egoista, l’autoctono sardo è dipinto con l'idiosincrasia al cambiamento.

“Mollo tutto e apro un chiringuito”, quanto a critica alla nostra società e all’attuale mondo del lavoro, resta in superficie, fedele alla volontà di dare sollievo a suon di gag. Lanciarsi in una satira socialmente impegnata e magari atta a smuovere le coscienze non è certo l’obiettivo di un progetto filmico come questo.

Di sicuro, malgrado la sinossi non

presenti affinità con il periodo natalizio, quello del Milanese Imbruttito rischia di essere (per mancanza di validi contendenti) il film giusto per gli orfani del cinepanettone e della sua volatile allegrezza.

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