Monterossi, detective in fuga dal trash

Bentivoglio diventa il volto del personaggio creato da Robecchi

Monterossi, detective in fuga dal trash

Arriva dal 17 gennaio su Prime Video (il servizio di streaming per i clienti di Amazon) una delle serie italiane più attese del nuovo anno. Aspettativa elevata prodotta da due motivi. Il primo: trasmigra sullo schermo le vicende di uno dei personaggi più amati della letteratura gialla contemporanea, quel Carlo Monterossi inventato dalla penna di Alessandro Robecchi. Il secondo: a interpretare questo investigatore dilettante è un pezzo da novanta del nostro cinema, Fabrizio Bentivoglio.

Presentata ieri, Monterossi muovendosi con buona aderenza sulle trame cartacee di Alessandro Robecchi mette in scena un autore televisivo, Carlo Monterossi, che molla il programma trash che gli procura fama e soldi ma che detesta, Crazy love, viene minacciato sulla porta della sua casa milanese da un uomo incappucciato che gli spara, si salva grazie al suo bicchiere di whisky che devia il colpo e inizia a indagare. Nel cast molto ricco ci sono, tra gli altri, Donatella Finocchiaro, Tommaso Ragno, Diego Ribon, Martina Sammarco, Maria Paiato e Carla Signoris nel ruolo di conduttrice tv cinica e strappalacrime, in equilibrio tra suspense e ironia. Alla regia c'è un veterano della trasposizione di gialli italiani per il piccolo schermo, Roan Johnson: ha già adattato il BarLume di Marco Malvaldi e i romanzi di Camilleri per due film tv. In questo caso Robecchi è stato largamente coinvolto nella produzione: «Sorprendente. Scrivere - ha detto l'autore - è una cosa che fai da solo, ma il lavoro collettivo che si mette in campo nell'adattamento è entusiasmante. L'importanza di una traduzione, di un adattamento è la fedeltà».

Quanto a Bentivoglio, che per girare è tornato ad essere milanese ammette: «Molti possono trovare delle assonanze tra il personaggio e il mio carattere e in effetti alcune ci sono: siamo entrambi milanesi, tifosi sfegatati dell'Inter, ma c'è anche l'indole blues nell'affrontare la vita con disincanto».

Ma soprattutto nella scelta di interpretare questo personaggio c'è la presa d'atto che le serie sono cambiate: «Ora la serialità a un attore offre la possibilità di raccontare il

personaggio con spazi e tempi diversi. Quando vinsi la Coppa Volpi per Un'anima divisa in due ... c'era il grande Marcello Mastroianni che salutandomi mi disse a' Bentivò mo non te mette a fà la televisione...». Altri tempi.

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