Morto nel sonno "Tonino" Cripezzi leader dei Camaleonti

Andarsene così, dopo un concerto e tanti decenni di carriera, è uno dei sogni inconfessati dei rocker di lungo corso

Morto nel sonno "Tonino" Cripezzi leader dei Camaleonti

Andarsene così, dopo un concerto e tanti decenni di carriera, è uno dei sogni inconfessati dei rocker di lungo corso. Antonio «Tonino» Cripezzi, tastierista e poi cantante dei Camaleonti fin dal 1963, è morto nella notte tra sabato e domenica in un albergo di San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti, dopo essersi esibito con la propria band al parco Villa de Riseis di Pescara. Un concerto come tanti. Le canzoni. L'incontro con i fan. La cena con lo staff. Cripezzi aveva 76 anni, aveva già avuto qualche malanno in passato ma era rientrato in pista per portare avanti la storia di un gruppo storico del beat italiano. Chiamato da Riky Maiocchi a formare i Camaleonti a fine '63 ne era rimasto una delle colonne, lanciando alcuni brani capaci di allargare i confini della musica d'autore italiana come L'ora dell'amore, versione italiana di Homburg dei favolosi Procol Harum.

Oggi si fatica a capire l'importanza di quella fase e il successo gigantesco di band come i Camaleonti nella seconda metà degli anni Sessanta. La musica italiana, ingessata tra il manierismo del bel canto e il rock'n'roll di facile presa, trovò una boccata di novità nel beat e nella ricerca stilistica legata al rhythm'n'blues e al soul. I Camaleonti avevano la cifra beat, la stessa che, dagli Animals agli Who, creò un movimento musicale e di opinione soprattutto in Gran Bretagna. In Italia c'erano Mal e i Primitives e i Rokes di Shel Shapiro, tanto per citare i più famosi al grandissimo pubblico. Ma non solo.

C'erano anche i Camaleonti, nei quali passò per un paio d'anni anche Mario Lavezzi. In poche parole, una band che ha fatto storia e che Tonino Cripezzi ha lasciato come forse avrebbe desiderato fare, con un malore nel sonno che ha spento per sempre i riflettori del suo concerto.

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