Morto il regista Francesco Rosi

Da "Salvatore Giuliano" al "Il caso Mattei", girò numerosi film d'inchiesta sui mali dell'Italia e le sue pagine più oscure. Uno dei grandi del cinema italiano, vinse numerosi premi

Morto il regista Francesco Rosi

Con "Le mani sulla città" Francesco Rosi lanciò il cinema d'inchiesta in Italia. Il regista si è spento a Roma all'età di 92 anni. Il suo nome è legato a pellicole che hanno lasciato il segno nel racconto dell'Italia e nella denuncia dei suoi mali. "Salvatore Guliano" (1962), "Il caso Mattei" (1972), "Uomini contro" (1970), "Lucky Luciano" (1973), "Cadaveri eccellenti" (1976), "Dimenticare Palermo" (1990), sono solo le sue pellicole più importanti.

Nato a Napoli il 15 novembre 1922, figlio del direttore di un'agenzia marittima, laureato in legge, attratto da una carriera di illustratore per bambini, il giovane Francesco ebbe come amici intellettuali e politici come Raffaele La Capria, Giuseppe Patroni Griffi, Giorgio Napolitano e Luchino Visconti. È il grande regista, incontrato a Roma subito dopo la guerra, a scovare la sua vocazione al cinema. Rosi sarà assistente di Visconti per "La terra trema" (1948), sceneggiatore di "Bellissima" (1951), collaboratore in "Senso" (1953). Si concesse anche parentesi più leggere, come in "C’era una volta" (1967), ma non abbandonò mai il gusto per le sceneggiature costruite su una minuziosa ricerca della verità. Ne "Il caso Mattei" Rosi svolge un lavoro da giornalista: mise insieme interviste, foto d’archivio, testimonianze. Parlò con Mauro De Mauro, giornalista siciliano assassinato in circostanze non chiare, tutto per poter offrire un’accurata ricostruzione della misteriosa morte del fondatore dell'Eni.

Ottenne numerosi riconoscimenti: Leone d’Oro a Venezia nel ’63 per "Le mani sulla città", Palma d’Oro a Cannes nel ’72 per "Il caso Mattei", Orso d’argento per la miglior regia di "Salvatore Giuliano", David di Donatello come migliore regista per "Cadaveri eccellenti", "Cristo si è fermato a Eboli", "Tre fratelli", "La tregua", "Carmen", solo per citarne alcuni. Nel 2012 ritirò a Venezia il Leone d’Oro alla carriera.

Quando il suo "discepolo" Giuseppe Tornatore lo incitò a tornare lui rispose così: "Il mestiere del regista richiede grande energia fisica e non so se l’avrei più. So invece che in quest’Italia è difficile fare cinema e che la realtà si degrada così in fretta che il suo passo è troppo più frettoloso di quello del cinema. Rischierei di raccontare un paese che già non c’è più".

Rosi sarà celebrato in una cerimonia civile lunedì mattina, 12 gennaio, a partire dalle 9, alla Casa del cinema di Roma. Alle 12 lo ricorderanno i suoi amici più cari.

Le mani sulla città

In questo film diresse come protagonista il grande Rod Steiger. Rosi raccontò la storia di un costruttore edile (Edoardo Nottola) che si trova coinvolto nel crollo di un palazzo edificati dalla sua impresa, durante il quale un giovane perde l’uso delle gambe. Il costruttore cerca di far insabbiare la questione e, con l’aiuto e la connivenza della politica e del clero, riesce a entrare nelle fila dei consiglieri comunali e a proseguire la sua attività di costruttore.

Data la veridicità dei fatti raccontati e la loro vicinanza alla realtà concreta, nella didascalia del film Rosi aveva voluto specificare: "I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce". Se fosse stato più giovane e meno disincantato Rosi forse avrebbe potuto avere voglia di fare un nuovo film su Roma, concentrandosi sullo scandalo di "Mafia Capitale".

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