Venezia - Applauditissimo nella sala delle conferenze stampa arriva il gigante buono, il corpulento regista messicano Guillermo del Toro che con The Shape of Water, presentato in concorso e in uscita in Italia all'inizio del prossimo anno, firma una favola romantica molto politica ambientata all'epoca della Guerra Fredda. È il cinema contemporaneo che affonda le sue radici in quello classico (un po' come lo scorso anno con La La Land sempre qui al Lido) che Del Toro si diverte a citare utilizzando i vari codici di genere, un mix tra fantasy, thriller, horror, fantascienza e commedia romantica con le immagini nelle tv in bianco e nero dei film con Alice Faye e Shirley Temple mentre risuona il classico motivo You'll Never Know (ma le musiche sono del premio Oscar Alexandre Desplat). Siamo nel 1962 e in un segretissimo laboratorio sotterraneo governativo, sul modello dell'Area 51, lavora nell'impresa di pulizie Elisa (interpretata da Sally Hawkins) che, insieme alla collega afroamericana Zelda (una strepitosa Octavia Spencer), scoprirà un esperimento top secret pilotato dal cattivissimo agente dei servizi Strickland (il grande Michael Shannon) pure maschilista e un po' razzista. Ed ecco che entriamo immediatamente nella favola tanto amata dal regista di La spina del diavolo, Hellboy, Il labirinto del fauno, con l'ingresso di una misteriosa creatura anfibia piena di squame (impersonata dall'irriconoscibile attore e mimo Doug Jones abbonato a questa serie di personaggi senza volto), identica a quella del film del 1954 Il mostro della laguna nera di Jack Arnold, di cui Elisa si innamorerà.
Ma si sbaglierebbe a pensare che siamo nel sentiero della Bella e la Bestia, perché il regista, che è anche sceneggiatore, spariglia le carte costruendo un meraviglioso personaggio femminile dalla bellezza non classica, introversa anche perché non può parlare e si esprime solo a gesti, rendendo così la storia d'amore tra i due in qualche modo più naturale, più credibile. Forse anche perché è molto esplicita, per gli standard statunitensi, nella rappresentazione del sesso e della nudità: «La protagonista - racconta il regista - è una donna vera che vediamo la mattina fare colazione dopo che si è masturbata. In modo naturale arriva la sessualità tra i due. Qui, al contrario della puritana La bella e la bestia, si fa sesso e quella scena subacquea nel bagno è stata la più lunga del film, con il direttore della fotografia abbiamo passato più di 6 ore». Guillermo del Toro è esplicito, perché ad esserlo è anche la sua favola che è molto adulta e lontana dal cinema hollywoodiano votato forse troppo al pubblico dei ragazzini: «Credo che la fantasia sia estremamente politica e oggi la cosa più politica che si possa fare è scegliere l'amore contro la paura e il cinismo che ci vengono somministrati in modo estremamente persuasivo. E' difficile parlare oggi di amore ma lo hanno fatto anche i Beatles e Gesù che non si possono essere sbagliati entrambi».
The Shape of Water è ambientato durante la Guerra Fredda ma ovviamente per il regista, anche se non cita espressamente Trump, è come se fosse oggi: «Era un'epoca in cui l'America sognava di essere grande ed era piena di idee per il futuro ma conviveva con il razzismo e il classismo, un po' come accade adesso. Sono messicano e so bene come ci si senta a essere visto come l'altro, proprio come la creatura del film». Come negli altri film di Guillermo Del Toro, grande attenzione e cura è stata messa nella resa visiva del film diviso cromaticamente per raccontare i vari personaggi come la casa che vede vicini la protagonista Elisa e l'amico Giles (Richard Jenkins): «Ho diviso in due il loro appartamento, il lato di Elisa ha colori blu legati all'acqua, il lato di Giles è dorato, due mondi diversi, uno accanto all'altro ma due parti dello stesso cervello. Il rosso arriva quando c'è l'innamoramento ma anche il sangue...
», dice il regista che non nasconde di stare sempre lavorando al suo progetto in stop-motion su Pinocchio: «Sto cercando i finanziamenti ormai da dieci anni, abbiamo i burattini e tutti i disegni ma mi complico la vita da solo perché gli animi dei produttori si smorzano quando gli dico che si tratta di un Pinocchio antifascista durante l'ascesa di Mussolini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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