In mutande e reggicalze: è questa la rivoluzione rock dei Maneskin?

I Maneskin vincono e a Budapest portano ancora lo stile anni Settanta, quindi perché Damiano David è salito sul palco in mutande?

In mutande e reggicalze: è questa la rivoluzione rock dei Maneskin?
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Questo è l'anno d'oro dei Maneskin, l'anno del loro exploit nazionale e internazionale. Qualcuno può forse dire il contrario? Dal festival di Sanremo in poi, i ragazzi di Roma hanno iniziato una rincorsa che li ha portati a raggiungere risultati straordinari. Una deflagrazione artistica dirompente, partita dal palco dell'Ariston che, per il momento, si è conclusa su quello del László Papp Budapest Sports Arena con in mano il riconoscimento "best rock". In mezzo troviamo decine di concerti sold out in tutta Europa, ma non Italia, la partecipazione al Tonight show di Jimmy Fallon e, soprattutto, l'apertura del concerto dei Rolling stones a Las Vegas. Davanti a tanto successo non si può che applaudire e riconoscere che i Maneskin abbiano talento. Ma c'è un ma.

Partiamo dal presupposto che la musica è arte e che l'arte è la sublimazione della libertà di espressione. E aggiungiamoci pure che, se hanno conquistato fan in tutto il mondo, di sicuro c'è del talento. Posti questi punti fermi, la domanda è: per farsi notare è proprio necessario esibirsi in mutande e reggicalze? Parliamo di Damiano, non di Vittoria, ma se anche fosse stata lei a salire sul palco con quegli outfit il discorso non sarebbe cambiato. A Budapest, mentre gli altri componenti della band proseguivano nella loro opera di resuscitare la moda dei gloriosi anni Settanta, Damiano David si è presentato con un paio di stivali al ginocchio in pelle abbinati a dei guanti lunghi, camicia trasparente in tulle corta sotto i pettorali e slip borchiato sul davanti con guepiere che reggeva le calze a rete. Il frontman dei Maneskin sembrava quasi uno che passava di lì per caso e si è imbucato.

Ma a 'sto ragazzo non si possono procurare un paio jeans e una t-shirt? Che poi, l'esibizione di Budapest non è stata un unicum, perché scorrendo nel profilo del giovane e della band si trovano diversi scatti in cui Damiano o è nudo o è in mutande. O indossa accessori presi direttamente dall'armadio di un cultore del bdsm nemmeno troppo di classe. Sì, ha belle gambe, niente da dire. Ma ormai le conosciamo e l'effetto sbadiglio è dietro l'angolo. A furia di voler andare contro le regole, di voler dimostrare che l'uomo è tale pure in reggicalze per lanciare chissà quale messaggio trasgressivo, il rischio è quello di diventare parte del sistema, non di scardinarne i meccanismi. E va a finire che i più rivoluzionari diventeranno i rockettari in giacca e cravatta.

Anche perché, ciò che Damiano fa oggi, non è che sia molto distante da quanto creato da Richard O'Brien per The Rocky Horror Show.

Impossibile dimenticare il personaggio di Frank-N-Furter, interpretato da Tim Curry nella sua prima versione teatrale e cinematografica. Ed era il 1973. Sono passati 48 anni e ancora dovremmo stupirci per un uomo in reggicalze o guêpière? Yawn... Scusate, uno sbadiglio.

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