Oriana Fallaci, una giovane giornalista italiana, arriva negli Stati Uniti per condurre una serie di interviste alle star di Hollywood. Il suo obiettivo finale? Marilyn Monroe. Al suo arrivo negli States però la scrittrice si rende presto conto che incontrare la diva più desiderata del momento è tutto fuorché semplice. Sgomitando in un mondo di uomini, Oriana non si lascia intimidire e gioca, con tenacia, le sue carte, arrivando fino al marito Arthur Miller. È questa la trama del cortometraggio A cup of coffee with Marilyn, prodotto da Diego Loreggian per RedString in collaborazione con NFTS e la Met Film School di Londra, scritto e diretto dalla regista italiana Alessandra Gonnella, di appena 24 anni. Veneta di origini, ha lasciato l'Italia per Londra, per studiare alla MET Film e alla National Film and Television School. Le location scelte nella capitale inglese sono state trasformate per trasportare la protagonista, interpretata da Miriam Leone, nella New York degli anni 50. A firmare le musiche è stata invece Francesca Michielin. Abbiamo incontrato la regista ed ecco cosa ci ha raccontato.
Alessandra, quando è nato questo progetto?
«Tre anni fa quando, rileggendo il preludio de I Sette peccati di Hollywood (1958), ho pensato che fosse una storia adatta a un cortometraggio: è un testo breve e molto comico che mette in luce aspetti poco conosciuti su un personaggio iconico come Oriana. La mia passione e l'interesse nel fare qualcosa per lei è nato molto prima, al liceo».
Come mai ha scelto Miriam Leone?
«Ho sempre avuto lei in mente ma non avevo mai fatto il suo nome ad alta voce perché non ci speravo. È una grande professionista che ha accettato una sfida non facile».
Come descriverebbe la Fallaci a chi non la conosce?
«Oriana è una donna forte per cui ho ammirazione e rispetto sconfinati. È stata una persona che ha lottato fin da piccola e per tutta la sua vita, nata e vissuta in un momento storico in cui per le donne le circostanze erano diverse. Il fatto che sia riuscita a emergere in un mondo maschile rimanendo fedele a se stessa e anticonformista, senza lasciarsi incasellare da nessuno la rende la donna che è stata. Certo la si ama o la si odia ma per me è un punto di forza perché anche io mi sento così. Cerco di pensare con la mia testa, non ho paura si cambiare idea ed essere contraddittoria o essere aggressiva quando serve e lei lo era molto. È riuscita ad arrivare attirando a sé ammirazione ma anche diffidenza, invidia, cattiveria».
Cosa l'ha colpita di lei?
«Lavorando a questo corto, penso a lei ogni giorno e scopro sempre sfumature nuove che mi affascinano. Fin da subito mi hanno colpito la sua tenacia, la passione sfrenata, la libertà vissuta quasi come una religione. La libertà era il suo principio guida, il punto cardine che l'ha guidata in tutte le scelte fatte giuste e sbagliate, sofferte e non».
Oriana Fallaci è ancora oggi un personaggio controverso e spesso criticato.
«È imbarazzante che in Italia sia stata messa da parte per aver scritto La Rabbia e l'Orgoglio e gli altri libri sulla questione Occidente contro Oriente. Per quanto non si possa essere d'accordo con toni, modi e contenuti - come lo era anche il suo amico Tiziano Terzani - si può esprimere dissenso senza scadere nelle volgarità, nell'insulto, nel non rispetto di quello che Oriana ha visto. Le cose che ha scritto negli ultimi libri sono il frutto del suo lavoro di reporter in giro per il mondo. Conosceva il mondo islamico fin dagli anni 60. Aveva una opinione ben più informata rispetto a chi la contesta oggi per fare bella figura senza avere un'esperienza tangibile di ciò di cui parla».
Partigiana, femminista, la Fallaci è stata etichettata in tanti modi. Pensa che sia stata, in qualche modo figlia del suo tempo e che non sarebbe possibile rivedere queste stesse qualità in un'altra persona, nata nel mondo di oggi?
«È stata di fatto una femminista perché ha precorso i tempi ma le femministe non la guardavano di buon occhio perché cambiava sempre idea. Era una che faceva, non parlava per slogan e non amava le etichette. È stata impertinente di fronte a uomini grossi, potenti e ben più vecchi di lei, si è fatta strada da sola. Questo non vuol dire essere figli del proprio tempo ma straordinari, fuori dall'ordinario.
Voglio sperare che da qualche parte ci siano anche oggi persone che agiscono nello stesso modo, con la sua stessa libertà. Ci manca questa presenza contro, che contesta il potere in maniera intelligente. Sono disposta a crederlo, perché ci vorrebbero più oriane in questo mondo».
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