"A Non è l'Arena c'è serietà. La politica? Non la escludo"

Riparte il suo talk show dopo gli scoop e le inchieste della scorsa stagione: "La mia redazione lavora duro"

"A  Non è l'Arena c'è serietà. La politica? Non la escludo"

«Vuoi che parlino bene di te? Fai il morto». E mentre cita il vecchio detto cinese, Massimo Giletti esegue (metaforicamente) gli scongiuri. Scherzare su meriti e rischi che, in egual misura, le coraggiose inchieste di Non è l'Arena gli hanno procurato, fa parte del suo modo di stare al gioco. «Alle soglie dei 60 anni vivo in mezzo ad una tempesta confessa, dopo che gli è stata assegnata una scorta per le minacce del boss Filippo Graviano, infastidito dal suo programma (da domenica di nuovo su La7) -. Ma le tempeste rafforzano. Ho ancora nelle orecchie quel che mi disse un dirigente Rai, quando dopo 27 anni fui costretto a lasciare l'azienda, Tanto a La 7 non duri più di un mese. E sono qui, con successo credo, da quattro anni».

Anzi: il successo è tale che si dice lei pensi di scendere in politica. È vero?

«Negarlo sarebbe sciocco: non mi dispiacerebbe. A giugno scade il mio contratto con La7. E del resto fare tv come la faccio io è già fare politica: tanti colleghi, da Santoro alla Gruber a Sassoli, hanno già compiuto questo passo. Sono stato contattato più volte da più partiti, non dico quali. È normale: la politica pensa Questo porta voti. Ma accetterei solo se potessi incidere realmente. Fare il peone non mi andrebbe».

Come ripartirà allora la (forse) ultima edizione di Non è l'Arena?

«Nella puntata di domenica avremo Flavio Briatore, alla sua prima apparizione televisiva dopo la guarigione. Quindi il professor Zangrillo e le sue polemiche con i colleghi virologi. Poi Mirko Scarcella, il guru di Istagram accusato di truffa da un'inchiesta delle Iene, che ribatterà punto per punto a tutte le accuse».

Le vostre inchieste sulle scarcerazioni dei boss mafiosi hanno portato ad esiti clamorosi: sfiducia per il ministro Bonafede, dimissioni del presidente del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria

«Il mio editore Urbano Cairo deve aver pensato Ho preso un pazzo. Ma difficilmente avrei potuto fare questa battaglia su un'altra rete. Io paragono Non è l'Arena agli ammutinati del Bounty: come mi ha insegnato Giovanni Minoli noi cerchiamo sempre la verità parallela; non solo quella che appare per prima. I miei devono lavorare duro. Poi la Rai me li porta via. Pazienza: vuol dire che sono bravi».

Cosa tiene bene a mente quando affrontate i temi più caldi?

«La serietà. Sa quante volte avevamo per le mai scoop pazzeschi e solo ad un passo dalla conclusione, dopo ore di appostamenti, testimonianze e carte, abbiamo dovuto fermare tutto perché magari mancava solo un ultimo tassello? È frustrante. Ma preferisco così».

Picchi di nove milioni e mezzo di ascoltatori testimoniano l'appoggio del pubblico. E quello dei colleghi?

«Ecco la mia unica amarezza: ritrovarmi solo. Sull'affare delle scarcerazioni non avere neanche un messaggio di solidarietà da colleghi che pure credevo vicini, mi ha pesato. E parlo soprattutto di colleghi televisivi. Il paragone col coraggio di certi giornalisti di piccole emittenti, che ho conosciuto in Puglia o Calabria, è impietoso. Nonostante questo rifarei tutto. Con un po' meno di vis polemica, forse Ma davanti ad un politico che dice bugie io non riesco a trattenermi».

Uno che la critica è Claudio Fava, della Commissione Antimafia: ha definito una spettacolarizzazione «riprovevole» le sue foto in giubbotto antiproiettile.

«Cosa avrei dovuto indossare, allora? Una semplice giacca? Lasciamo stare: ho troppo rispetto del padre di Fava (Giuseppe, giornalista vittima di mafia, ndr) per perdere tempo con polemiche senza senso».

Anche Selvaggia Lucarelli la contesta: «Se Giletti invita Red Ronnie a parlare di Covid è credibile quanto può esserlo Barbara D'Urso».

«E perché? Forse perché sul Covid Red Ronnie ha posizioni critiche? Dobbiamo allora sottostare alla

dittatura mediatica secondo cui si può invitare solo chi è politicamente corretto? Cara Selvaggia: io non mi sognerei mai di dire che una perde di credibilità solo perché va ad alzare le palette a Ballando con le stelle».

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