Nunziante racconta il primo provino di Checco: "Così mi ha stregato"

L'amico e regista Gennaro Nunziante racconta i primi passi di Checco Zalone nel mondo della comicità: "Si era preparato due canzoni da finto-neomelodico: bastava sentirle per intuire l’enorme lavoro di preparazione che c’era dietro"

Nunziante racconta il primo provino di Checco: "Così mi ha stregato"

Il successo di Checco Zalone parte anche dalla sua intuizione. Gennaro Nunziante, oltre che essere amico e regista del comico pugliese, è l'uomo che lo ha scoperto, lanciato prima nel piccolo e poi nel grande schermo. Intervistato da Libero, ha raccontato il giorno in cui ha incontrato per la prima volta Checco. Era il suo primo provino di selezione.

"Si era preparato due canzoni da finto-neomelodico - racconta - una era “la globalizzazione”, l’altra “La ginnastica”. Bastava sentirle per intuire l’enorme lavoro di preparazione che c’era dietro". Una anticipazione di quello che diventarà poi Checco. " Il tempo darà ragione a Luca - aggiunge - Lui prende le lancette della comicità contemporanea e le sposta nel futuro".

Con Zalone, Nunziante organizza le prime telenovelas a Telebari: "Si fermava la città, davvero - racconta - Poi a Telenorba abbiamo realizzato Teledurazzo. L’idea era semplice: spiegavamo l’Italia agli italiani di Puglia, fingendo di essere una tv che spiegava l’Italia agli albanesi". Il successo di Checco arriva con l'imitazione di Vendola, che potrebbe sembrare una gag costruita in pochi giorni, invece "c'era molto lavoro dietro a quella gag. Allora come oggi la nostra comicità era disvelamento. Raccontare per spiegare. Un comico se non svela qualcosa non serve a nulla".

Sull'ultimo film, invece, il suo giudizio è ovviamente entusiastico: "“Sole a catinelle” - dice - era, sotto l’apparenza giocosa, un film sulla crisi. Quovado è un film sulla terribile condizione di questo tempo, vivere con la precarietà. Guardare il futuro provando paura. Una condizione che ti paralizza e che scatena i lati peggiori degli umani.

L’imprenditore vede come minaccia il suo dipendente invece che considerarlo una risorsa, il dipendente che non prova attaccamento per la sua azienda, l’imprenditore che cerca di speculare il più possibile, il lavoratore che non s’impegna nel lavoro perché avverte l’imprenditore come uno speculatore".

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