"Ora per cantare l'amore mi affido alle parole di Elisa, Ligabue e Levante"

Anche Fossati tra gli autori del suo nuovo album «Ritiro? Ma se sono più giovane di Mick Jagger...»

"Ora per cantare l'amore mi affido alle parole di Elisa, Ligabue e Levante"

Niente da fare, Morandi non smette di essere Morandi. Settantatre anni imminenti. Fisico asciutto. Zero vocazione alla nostalgia o alla polemica. Ieri sul palco del teatro-gioiellino Gerolamo, in centro a Milano, ha presentato alla sua maniera uno dei dischi migliori da tanto tempo a questa parte, D'amore d'autore che esce oggi. Ha parlato delle canzoni. Ci ha cantato sopra con questa stramba mania di fare il playback su se stesso (ossia cantando sulla propria voce già registrata) e si è praticamente fatto da solo tutte le domande necessarie per raccontare questa nuova sfida. In sostanza, il suo quarantesimo (!) disco di inediti comprende otto brani scritti dai più famosi autori in circolazione. Da Ligabue a Giuliano Sangiorgi. Da Ivano Fossati a Ermal Meta a Elisa. Per non farsi mancare nulla, ha anche duettato con Fiorella Mannoia in Onda su onda firmata a suo tempo da Paolo Conte. Risultato? Conferma di essere un grande interprete perché conserva l'impronta di chi ha scritto il brano (si sente che Dobbiamo fare luce è stata scritta da Ligabue) ma la fa propria. Chapeau.

Però, scusi Morandi, perché ha deciso di mettersi in gioco così? In fondo le basta andare in tour per riempire tutti i palazzetti.

«Dopo il fantastico tour con Baglioni, Ferdinando Salzano di F&P mi ha proposto un altro giro di concerti da solo. Ma io non avevo voglia di cantare soltanto le mie vecchie canzoni e quindi ho cercato un'idea».

A proposito di classici, è morto Luis Bacalov.

«Quando sono arrivato a Roma a 15 o 16 anni, è stato tra le prime persone che ho conosciuti. Lui, Morricone, Migliacci, Lilli Greco eccetera. Bacalov ha scritto anche Fatti mandare dalla mamma, che ancora adesso è il brano che tutti mi chiedono. Per me è stata una figura fondamentale».

Quindi a 73 anni si avvicina alla nuova generazione di autori.

«Beh, a parte Ivano Fossati, con il quale avevo già collaborato, che stavolta ha scritto Ultraleggero. E anche Ligabue non si può dire che sia un esordiente. Ma tutto è nato dal suo brano. Sono andato a Correggio a pranzo con il suo manager Claudio Maioli e davanti a un piatto di tortelli di zucca gli ho chiesto un brano. Poi si è anche liberato il suo studio di registrazione e sono arrivati anche i brani da cantare, che ho registrato con Luciano Luisi. Tutto molto scorrevole e naturale».

Il brano di Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti?

«Lo avevo incontrato due anni fa in un ristorante di Roma, poi ho sentito la sua Sold out alla radio e l'ho chiamato per chiedergli un brano. Mi ha detto che ne aveva già mandato uno, che ho ascoltato e rifiutato: si intitolava Amore indiano, parlava di due indiani, uno dei quali lavora in un call center».

Perché non andava bene?

«Ecco, non è esattamente il mio brano ideale. Così gliene ho chiesto un altro e lui mi ha spedito È una vita che ti sogno. Mi sembra quasi il più bello che lui abbia mai scritto...».

E Levante?

«Fa parte di questa nuova generazione di artisti che non escono dai talent, come Brunori Sas, Coez, Motta. Le ho detto, sei così bella e così mediterranea e le è venuta l'idea di scrivere Mediterraneo».

Qualche artista ha rifiutato di mandarle brani?

«Sì ma non è elegante fare i nomi».

Dal 22 febbraio sarà in tour. Prima però passa da Sanremo?

«Mah, se Baglioni mi chiama, vado volentieri. Ma per oggi non c'è nulla».

Però in tour chiamerà come ospite qualche autore dei nuovi brani?

«Il mio palco è sempre aperto però stavolta sogno proprio di fare un tour tutto da solo».

I concerti sono la sua specialità.

«Finora ne ho fatti 4000, dei quali 400 all'estero».

A 73 anni le passa per la testa di ritirarsi?

«L'altro giorno me lo ha chiesto anche mia moglie Anna».

E la risposta?

«Beh Mick Jagger è più vecchio di me e non ancora intenzione di ritirarmi come Al Bano... Conosce la storia della Teresina?»

No.

«Mi ritirerò un attimo prima di essere al terzo stadio e spero che lei me lo faccia capire».

Sì ma quali sono gli stadi?

«Il primo è quello nel quale ti accorgi di perdere colpi ma

gli altri no. Nel secondo stadio se ne accorgono anche gli altri. Nel terzo se ne accorgono soltanto gli altri. Spero di smettere prima di esserci arrivato».

A giudicare da com'è oggi, è un obiettivo molto lontano, fidatevi.

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