Innovativa,ribelle. Barbara Palombelli, per chi lo sa vedere, è una giornalista a suo modo rivoluzionaria. Dalle sue battaglie anni '70 contro il matrimonio come istituzione, a quelle di oggi, a favore dei matrimoni gay. Emblema di indipendenza ed emancipazione femminile ha il cuore popolare, e anche un bell'occhio lungo. È stata lei a dare a Roberto D'Agostino lo spunto per creare Dagospia.
Da quattro anni è al timone di Forum (Canale 5, ore 11), trasmissione che più tradizionalista non si può, ma che con lei sta virando verso il tema dei nuovi diritti, come unioni civili, step child adoption o privacy sul web. E gli ascolti sono positivi. Dalla partenza del 5 settembre ha registrato una crescita del 15% rispetto al corrispettivo dello scorso anno (16,7% di share e 1.250.000 spettatori medi, con picchi del 22% di share).
Buoni ascolti. Perché, secondo lei?
«Le nostre cause si basano su vere mail che arrivano in redazione. E ce ne arrivano centinaia al giorno, la gente si immedesima».
Quali altri temi vorrebbe trattare?
«Torneremo anche sui diritti di genitori naturali e non, sulle madri surrogate. L'agenda di Forum la fa anche il Parlamento, con le sue nuove leggi. Segue l'evoluzione della società».
Quali sono i punti di forza di Forum?
«Ha 32 anni, è più che rodato. Ti offre un parere sui tuoi diritti, le tue possibilità. Poi lo spettatore ha davanti una sfida. Mi capita di incontrare gente per strada che mi chiede ma poi chi ha vinto l'altro giorno?. Come fosse una gara, e in tv funziona».
E lei come lo conduce?
«È un format che ti costringe a metterti in gioco, a raccontare come ti sei comportato nella tua vita. E io non mi sottraggo. È un programma molto amato e continuerà anche dopo di me. E poi, quest'anno punta ancora di più sui giovani».
Ha scelto figli d'arte come opinionisti nel suo programma. C'è stata una polemica sul web a questo proposito.
«La volevo, quando si cambia bisogna scandalizzare un po'....»
Come risponde a chi le chiede «perché sono stati scelti dei raccomandati»?
«I raccomandati ci sono sia col cognome famoso che non. Abbiamo scelto ragazzi con un volto già noto, ma anche altri meno noti, vari blogger, senza discriminazioni. Anzi, faccio un appello attraverso di voi. I ragazzi che hanno qualcosa da dire sono benvenuti, chi ha delle tematiche sociali di cui parlare, qualche iniziativa originale, può contattarci».
Nello speciale domenicale dell'11 settembre ha trasmesso un matrimonio gay.
«Ho ricevuto tante mail in proposito. Alcuni ci hanno scritto che, dopo averci visto, hanno trovato il coraggio di parlare in famiglia della propria identità. Avrete sentito parlare di quel caso in cui i genitori di una ragazza hanno picchiato la compagna della figlia. Ecco, c'è ancora tanto da fare per abbattere i pregiudizi».
Ha rinunciato un anno fa alla candidatura alla presidenza Rai per condurre Forum. Dica la verità, qualche rimpianto?
«No, neanche per un minuto. Quando me l'hanno chiesto ho ripensato ai miei primi passi in Rai a 24 anni e, non lo nego, ho provato un piccolo brivido all'idea di presiedere quell'azienda. Magari in futuro, chissà. Chi può dirlo...».
La nuova Rai, che qualcuno chiama «la Rai di Renzi», come la vede?
«La Rai è della Rai, non c'è stata né la Rai di Craxi né quella di Berlusconi. Si illude chiunque pensi di metterci il cappello. In Rai esiste quello che viene chiamato il partito Rai, che sopravviverà a Renzi ed è sopravvissuto a tutti i cambi di casacca, perché le aziende hanno un'anima loro».
Una curiosità. «A 62 anni mi laureo come voleva mio padre». L'ha appena detto suo marito Francesco Rutelli, che sta per tornare all'università. È contenta?
«Mi fa piacere, io sono laureata.
Conclude un impegno lasciato a metà, o meglio a "quattro quinti". Ma lui ha sempre studiato, anche altri argomenti, non ha mai smesso di informarsi. Ciò che gli piace di più fare è passare del tempo a quella scrivania, nello studio di suo padre, a leggere, studiare...».
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