Una grinta pazzesca che a Sanremo l’ha imposta per la sua simpatia e per la capacità di cantare senza avvalersi di nessun mezzo tecnico, se non la sua voce. Questa è Orietta Berti, il vero patrimonio nazionale del bel canto. Tra gaffe, ricordi, nostalgie e il racconto del palco di Sanremo. Ma anche quello della sua vita che ha messo nero su bianco in un libro: “Tra bandiere rosse e acquasantiere” (Rizzoli). Un racconto che parte dalla sua infanzia quando era un vero maschiaccio, che ha rischiato di morire affogata lanciandosi con la bicicletta direttamente dentro un fiume.
Leggendo il suo libro si intuisce ancora di più questa sua forza pazzesca. Da dove nasce?
"Sicuramente dalla mia educazione e dalla voglia di fare questo lavoro che ti occupa ventiquattro ore al giorno. Io sono una grande lavoratrice e per questo stare ferma da un anno senza fare concerti è stata dura. Sanremo mi ha regalato la gioia di poter cantare con una grande orchestra e questa cosa mi ha rincuorato".
È stato questo il motivo che l'ha spinta a partecipare alla gara e a mettersi in gioco, quando vista la sua carriera poteva essere un super ospite?
“Sì. Inoltre mi piaceva l'idea di partecipare insieme a tanti ragazzi giovani, che potevano essere i miei figli o i miei nipoti. Questa è stata un'esperienza bella, unica ,che però spero non si ripeterà più in questo modo. Perché vivere un Sanremo così isolati, facendo le interviste online o arrivare al teatro da sola è stato per me un po' desolante. Non c’era la gente, non c’era neanche un fiore, non sembrava neanche Sanremo. Solo dietro il palco l'atmosfera era la stessa. La stessa confusione di venti anni fa, con gente che inciampa sui cavi, che entrava nel modo sbagliato e l'assistente di studio sempre arrabbiato. Quando entravi sul palco però, vedevi questa immensa orchestra e le poltrone che con le ombre sembravano occupate. Per fortuna non vedevamo la desolazione dei posti vuoti”.
Ha parlato di giovani, c'è stato qualcuno tra i partecipanti che le ha chiesto qualche consiglio?
"Quasi tutti. Tutte le mattine io e Francesca Michelin facevamo un programma che si chiamava "Quattro chiacchiere tra ragazze”. Ci siamo divertite tanto e siamo diventate molto amiche. Ci sentiamo tutt'ora. La maggior parte dei ragazzi mi chiedeva perché non usavo gli auricolari per sentire la mia voce, ma io sento benissimo con i monitor. Il mio consiglio per loro è stato quello di scandire bene le parole mentre cantavano, perché sono quelle che mandano il messaggio della canzone. Se non si capiscono, la gente non percepisce proprio la canzone. Inoltre scandendo bene le parole si è più intonati".
A proposito di questo, tutti hanno apprezzato il fatto che fosse l’unica a cantare senza auto-tune. Perché secondo lei i giovani ne hanno bisogno, mentre i cantanti della sua generazione no?
“Perché credono che l'unico modo di cantare sia con questo mezzo. A volte invece questo microfono che altera la voce, non fa comprendere bene le parole, che come ho già detto sono molto importanti”.
Sia Fedez che i Maneskin hanno pianto sul palco di Sanremo. Lei invece è stata molto tranquilla. È una questione di esperienza o di carattere?
"Entrambe le cose. Loro sono dei cuccioloni. Fanno spesso i duri ma in fondo sono teneri e si emozionano facilmente. Ed è bello che lo facciano. Io più che altro guardavo alla tecnica per l’intonazione, perché la gente da me, almeno il mio pubblico, si aspettava che eseguissi la canzone nel miglior modo possibile. Inoltre l'emozione dopo tanti anni riesci a trattenerla dentro di te”.
Nel suo libro “Tra Bandiere rosse e acquasantiere” (edizioni Rizzoli) ha scritto che non ha mai avuto paura di niente: dell'emozione del palco, ai serpenti o a prendere un aereo. Questa sua caratteristica, l'ha aiutata nella vita?
"Sì specialmente nel mio lavoro. Spesso ti capita di partire all’ultimo momento, o di non essere preparata, o fare una cosa inaspettata che devi risolvere in due minuti. Il mondo dello spettacolo è questo, devi essere sorridente anche quando sai che hai perso una persona cara. La prima sera del Festival ad esempio, il maestro che mi dirigeva aveva perso la mamma nel pomeriggio. Io l'avevo conosciuta perché la signora Angela, mentre eravamo in sala di registrazione, ci portava i caffè. Lui si era raccomandato a tutti di non dirmi niente e l'ho saputo quando siamo tornati in albergo. È stato un grande gesto e l'ho ringraziato molto, perché questa notizia mi avrebbe messa in agitazione sapendo che lui doveva dirigere con questo dolore. Questo è solo un esempio per dire come nel mondo dello spettacolo tutto deve andare sempre avanti”.
Per l'Italia lei è un simbolo, ma la cosa particolare è che riesce ad unire sia la vecchia che la nuova generazioni e non è una cosa così scontata. Si è chiesta perché?
"Durante i concerti sono tanti i ragazzi che mi fermano dicendomi di aver conosciuto e amato le mie canzoni tramite i genitori. Di me hanno molto rispetto. Penso sia dovuto all’aver fatto tanti programmi, da “Canzonissima” ad un “Disco per l'estate”. All’epoca queste trasmissioni duravano molto. Canzonissima ad esempio cominciava il 6 di settembre e finiva il 6 di gennaio. Per questo sono entrata nelle famiglie. Ho ho sempre fatto uscire in estate canzoni ironiche e in inverno la canzone d'amore classiche. Tutto questo mi ha fatto conoscere per quello che sono, anche per le gaffe che faccio. Come sbagliando il nome come ho fatto con i 'Maneskin'. Ho sempre raccontato tutto di quello che mi succedeva. Ho fatto per cinque anni i “Quelli che il Calcio" come opinionista in giro per il mondo, quando di calcio non me ne intendo per niente. Alla fine raccontavo gli aneddoti che mi succedevano in famiglia. Ho lavorato con Maurizio Costanzo a “Buona Domenica”, e la gente ha potuto capire di me tante cose come cantante ma anche come donna di casa o amica ".
Nel libro ha raccontato due episodi, entrambi di quando era bambina. Il primo quando stava per affogare nel letame, e il secondo di quando suo padre, dopo una sua lunga insistenza, le ha regalato una bicicletta. Lei ha pensato bene di scendere con quella una scalinata ed è finita dentro un fiume rischiando di affogare. Ha scritto che era un vero maschiaccio, continua ad esserlo tutt’ora?
"No non più, solo in quel periodo perché nella mia compagnia c'erano più maschietti che femminucce. Quindi io volevo imitarli ed essere come loro. Anche la bicicletta avevo voluto da uomo".
Fa ancora la collezione di acquasantiere? Quante ne ha ora?
“Ne ho 90 appese, ma ora non le metto più. Ogni tanto qui c'è una scossa di terremoto e rischiano di venirci addosso ed essendo di marmo sono pericolose. Per questo io e mio marito abbiamo anche cambiato stanza da letto e ci siamo trasferiti in quella di mio figlio, perché è più sicura".
Da piccola sognava di fare la maestra, è stato suo papà che l'ha spinta a fare la cantante. Si è mai pentita di questa decisione?
"No mai. Durante i primi concorsi ho conosciuto Giorgio Calabrese il mio pigmalione. All’epoca se non avevi una persona che ti rappresentava non andavi da nessuna parte. Non è come adesso che con i mezzi di comunicazione si presenta un brano e in poco tempo lo conoscono migliaia di persone. All’epoca per andare a fare un provino in una casa discografica doveva esserci una persona conosciuta che ti presentava, altrimenti non ti aprivano neanche la porta. Ho avuto la fortuna di avere Giorgio Calabrese che allora era un grande autore, sia televisivo che di canzoni. Ha scritto tutte le canzoni di Bindi, tantissime sigle per Mina e per Ornella Vanoni. Era in giuria in un concorso di voci nuovi e mi ha subito preso a ben volere facendomi andare a Milano a fare dei provini. Però non aveva solo me. C’erano anche Fabrizio De Andrè, Memo Remigi e altri autori diventati famosi nel tempo, come Zambrini che ha scritto tutte le canzoni di Morandi. Noi andavamo con lui, però poi era la casa discografica che sceglieva. Sono stata fortunata perché sono capitata in una multinazionale. Erano tutti stranieri che amavano il bel canto italiano e quindi mi hanno fatto lavorare, perché per loro ero una vera cantante italiana, ed era questo che cercavano".
È stata soddisfatta del posto in classifica a Sanremo o si aspettava qualcosa di più?
“Sono stata felice di essere entrata nei primi dieci, che mi sembra un buon risultato. Avevo contro colossi come Madam o Fedez che hanno tantissimi follower, quindi non potevo pretendere oltre. Poi ho visto che tanti giovani mi hanno votato oltre a mandarmi bellissimi messaggi. Un ragazzo giovane mi ha scritto: "Orietta, ho capito ora come si canta".
Che rapporto ha con le critiche?
"Le ho sempre apprezzate perché ti aiutano a migliorare, soltanto che mi dispiace quando le fanno senza conoscere le cose".
La critica brutta di Sanremo?
"Un giornalista ha detto: 'Era meglio che la Berti stava a casa seduta sul divano a guardare gli altri cantare'. Io sono andata a Sanremo perché è il festival della Canzone Italiana, e ho portato il bel canto. Non credo di aver preso il posto a nessuno, perché erano 29 anni che mancavo".
La più bella invece?
"Ne ho ricevute tante. Quella che mi è piaciuta di più è stata: 'Orietta nel tempo la tua voce è migliorata, hai delle basse che vibrano e degli acuti che ci fanno sognare'".
Prima di Sanremo lei ha avuto il Covid come ha vissuto quel periodo?
"Mi sono spaventata tanto perché non riuscivo a respirare. Non ho mai dormito sdraiata, sempre seduta perché non potevo schiacciare i polmoni. È stato molto brutto. Mio marito ancora più di me è dimagrito sedici chili. Ora per fortuna si sta riprendendo ma questa infezione lascia degli strascichi importanti. A volte mi vengono improvvisamente dei gran mal di schiena e mi devo sedere subito. Oppure un fiatone improvviso o un gran mal di testa dietro la nuca. Il dottore mi ha detto che sono tutti residui che lascia la malattia anche se è passata. Spero di potermi vaccinare dopo maggio quando finiscono gli anticorpi che ho fatto con il Covid.".
Parlando di cose più allegre, lo farebbe mai un reality?
"No perché ho una casa troppo grande e la maggior parte la pulisco io.
Inoltre ho tanti animali, nove gatti in casa, tre pesciolini e due cani Corsi. Quando non ci sono, diventano matti. La sera che sono tornata da Sanremo sul letto avevo tutti e nove i gatti e i cani non smettevano di abbaiare. Gli ho dovuto dare qualche premio di cibo per farli calmare".
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