Oscar Hahn, il poeta cileno preferito da Bolaño

Il poeta cileno che gli piace di più "era nato alla fine degli anni Trenta"

Oscar Hahn, il poeta cileno preferito da Bolaño
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In Stella distante di Roberto Bolaño il protagonista, a un certo punto, fa la lista dei poeti prediletti. Il poeta cileno che gli piace di più «era nato alla fine degli anni Trenta», si chiama Óscar Hahn. Óscar Hahn (1938) viene da Iquique, cittadina a precipizio sull'oceano. A Iquique i personaggi celebri sono due. Uno è Arturo Godoy, «pugile leggendario che arrivò a disputare la corona mondiale al Madison Square Garden di New York». L'altro è Óscar Hahn, un peso massimo della poesia. Quando gli si chiede di Bolaño, Hahn fa spallucce, «mi inviava i suoi libri, con dediche fiorite». Oggi Bolaño lo conosco tutti, mentre Hahn, è una specie di latitante dalla fama, almeno da noi.

In Cile è un mito. Amico di Pablo Neruda a cui non lesina ferocie, «quando un poeta pubblica troppo, a volte si ha la sensazione di non vedere la poesia» la vita di Hahn si riduce a due eventi fondamentali. A 16 anni scrive la prima poesia, per far colpo su una ragazza. L'11 settembre del 1973, invece, dopo il colpo di Stato di Augusto Pinochet, «giunse una pattuglia militare a casa mia e mi arrestò. Dissero che mi avrebbero fucilato il giorno dopo». Invece lo rilasciarono. Hahn sceglie l'esilio, si fa grande negli Usa, insegna all'Università del Maryland e poi dell'Iowa. Il vero maestro di Óscar Hahn è Jorge Luis Borges. Una fotografia li ritrae insieme, nel Maine, quarant'anni fa. Nello stesso anno, Hahn conosce Raymond Carver, «ci incontravamo ogni giorno, in un caffè», e ci litiga, «non gli piaceva il realismo magico. Mi disse che preferiva fare un realismo semplice, con personaggi della vita quotidiana e senza giochi di prestigio né magie. Gli dissi che non avrebbe avuto un futuro... poi è diventato Raymond Carver!». Quando il governo di Pinochet lo onorò mettendo al bando Mal d'amore (pubblicato da Raffaelli, come quasi tutta l'opera di Hahn, comprese le conversazioni con Mario Meléndez edite ora come Persistenza della memoria, pagg. 110, euro 15), nel 1981, Hahn evolve in divo, divulgato tra gli studenti cileni sottobanco, al modo del samizdat.

Poeta dell'amore e del dolore, Hahn agli studenti

dell'Università Cattolica di Milano disse, anni fa, che «il poeta è uno dei tanti, non bisogna dargli un ruolo sociale». Il poeta, apolide, apocrifo, spalanca le mascelle della Storia e ha il coraggio di fissare l'orrore.

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