Vale una premessa: la casa editrice Utopia, fondata nel gennaio 2020 da un gruppo di giovani e che vuole proporre non i libri che si vendono, ma vendere i libri che si devono proporre, ha pubblicato quattro volumi peraltro con una veste grafica deliziosa che richiama la replicabilità e le divine proporzioni del rettangolo aureo. Tra questi un lungo saggio di Piero Scanziani, autore meritoriamente riscoperto, di cui si ha intenzione di editare i testi più importanti, tra questi appunto Avventura dell'uomo (Utopia, pagg. 252, euro 16).
Vale una seconda premessa, per circoscrivere in modo sommario la figura di Scanziani, nato nel 1908 e morto nel 2003, che fu giornalista e scrittore, per un tempo famoso perfino in televisione e poi quasi dimenticato, lavorò tra l'Italia e la natia Svizzera, cinologo per passione, a lui si deve la ricostruzione della razza del mastino napoletano, e che fu un grande viaggiatore attraverso i continenti, e nel contempo un esploratore dell'animo umano, seguace della spiritualità di Sri Aurobindo, vagò in un lungo reportage, raccolto in seguito in Entronauti, girando il mondo, tra Cina, India, Medio Oriente, America, per intervistare tutti coloro che affermavano di aver incontrato Dio vis-à-vis, ed ebbe numerosi amici tra gli intellettuali più famosi del Novecento, fra questi soprattutto il grande Mircea Eliade che per due volte lo candidò al Nobel per la letteratura.
Avventura dell'uomo è un lungo saggio, scritto nel 1957, in cui si racconta, con uno stile colloquiale, quasi confidenziale, il viaggio dell'uomo e della donna dal momento in cui viene fecondato al momento in cui lascia la vita. Ogni età, l'infanzia l'adolescenza, la maturità e la senilità, viene passata in rassegna mostrando i segreti e i moti del cuore che la contraddistinguono, con la semplicità disarmante della scrittura tipica delle persone sagge o illuminate che intravedono dietro le contingenze, talvolta dolorose, della vita il grande disegno che tutto muove, in un ordine non percepibile d'acchito ma conoscibile se indagato con attenzione e umiltà.
È forse questo il segreto di Scanziani: essere uno scrittore laico e al contempo religioso, e in questa contraddizione aver allenato il proprio pensiero, tanto da esser capace di rivelare sotto l'apparente banalità della vita, sotto la sua scontatezza, il carattere straordinario del vivere, l'esuberanza miracolosa dell'essere rispetto al nulla, la partecipazione dell'essere umano all'essere divino che tutto permea e regge.
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