The Post, quei quaderni segreti che hanno fatto cadere la maschera Usa

The Post è una pellicola che racconta un punto di svolta nel giornalismo statunitense, affrontando la libertà di stampa e il dibattito sulla guerra nel Vietnam

The Post, quei quaderni segreti che hanno fatto cadere la maschera Usa

The Post è il film diretto da Steven Spielberg che andrà in onda questa sera alle 21.10 su Rai Movie. La pellicola - che è tratta da un'incredibile storia vera - riflette non solo sulla politica americana, ma anche sul peso e sul valore deontologico del giornalismo d'inchiesta. Per farlo The Post si avvale di un cast incredibile, guidato da Meryl Streep e Tom Hanks.

The Post, la trama

Uscito in sala nel 2017, The Post è un thriller politico che prende il via quando Kay Graham (Meryl Streep) eredita il posto di editrice del giornale The Washington Post, dopo la perdita del marito. Ostracizzata da un consiglio che sembra avere qualche problema sia nell'accettare la sua intelligenza sia nella presenza di un tale potere in una donna, Kay Graham trova un inaspettato alleato nel direttore del giornale, Bran Bradlee (Tom Hanks). I due, infatti, si troveranno dalla stessa parte della barricata quando l'opinione pubblica viene sconvolta dalla pubblicazione dei cosiddetti Quaderni del Pentagono.

Si tratta di documenti top secret inerenti la tanto contestata guerra del Vietnam. Documenti che includono strategie, rapporti sulle relazioni internazionali e anche i veri dati di un conflitto che ha caratterizzato il dopoguerra degli Stati Uniti d'America. Kay e Bran, insieme ai colleghi e rivali del New York Times, si troveranno a combattere per difendere il diritto di cronaca e la libertà di espressione, subendo molte pressioni da parte del governo.

La vera storia dietro il film

The Post è una pellicola che racconta la vera storia che ha sancito un punto di svolta nella storia del giornalismo statunitense. L'affaire dei Pentagon papers - i Quaderni del Pentagono, appunto - ha portato l'opinione pubblica e gli intellettuali dell'epoca a interrogarsi su cosa sia il diritto di cronaca e fin dove possa spingersi la libertà di un editore che si trova a pubblicare informazioni contro il proprio governo. Come spiega Coming Soon, i cosiddetti Pentagon papers vennero fotocopiati di nascosto da Daniel Ellsberg, uno dei membri del gruppo di studio che era stato "assunto" dal segretario di difesa Robert McNamara per scrivere uno studio sulla guerra del Vietnam, oggi noto con il nome 1945-1967: History of US Decision Making Process on Vietnam Policy.

Redigendo questo rapporto, Daniel Ellsberg si rende conto che la guerra in Vietnam è in uno stallo che può essere definito solo come un fallimento. Un dato di fatto che potrebbe incontrare il malcontento del popolo americano, che negli anni '70 marciava già per la fine del conflitto e dell'inutile sperpero di vite americane. Sempre Coming Soon riporta tuttavia che a convincere Ellsberg a spedire al New York Times i documenti fotocopiati sia stata soprattutto la scoperta che la guerra del Vietnam non serviva ad arginare la minaccia alla democrazia in Corea del Sud, ma a contenere la Cina. Questo vuol dire che la guerra in Vietnam aveva uno scopo essenzialmente politico e che il governo stava mentendo ai suoi cittadini. Come viene riportato da Britannica, il 13 giugno 1971 il New York Times cominciò allora a pubblicare una serie di articoli basati proprio su questo studio. Al terzo giorno di pubblicazione, il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti riuscì a ottenere un ordine restrittivo temporaneo che bloccava la pubblicazione di altro materiale classificato, asserendo che la pubblicazione di tali documenti avrebbe potuto arrecare un danno immediato e irreparabile alla nazione.

A questo punto il New York Times, in collaborazione con il The Washington Post, si batté contro l'ordine restrittivo in un processo della durata di quindici giorni, durante i quali venne sospesa comunque la pubblicazione dei Quaderni del Pentagono. Il 30 giugno 1971, la Corte Suprema degli Stati Uniti si dichiarò a favore dei quotidiani, dando libertà di stampa e annullando l'ordine restrittivo. I Pentagon papers vengono dunque stampati, portando alla luce gli errori e le strategie di ben quattro presidenti e dimostrando di fatto la necessità di un giornalismo che sappia "sorvegliare" il governo.

Il presidente in carica, Nixon, che era già ai minimi storici di gradimento, decide di creare una task force che controlli ogni possibile fuga di notizie. Ma, come riporta Coming Soon, ne perderà il controllo e finirà con l'essere il protagonista dello scandalo Watergate che porterà prima all'impeachment e poi alle dimissioni.

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