"Il primo Natale" di Ficarra e Picone è all'insegna del garbo e della misura

Il duo siculo confeziona con cura un viaggio temporale in cui lo spettatore è intrattenuto da siparietti comici mai volgari e da riflessioni sulla società in cui viviamo.

"Il primo Natale" di Ficarra e Picone è all'insegna del garbo e della misura

L'unica commedia italiana in salsa natalizia quest'anno è firmata da Ficarra e Picone, comici che con il loro "Il primo Natale" dimostrano ancora una volta di saper divertire in maniera intelligente e costruttiva, distanziandosi quanto più possibile dalla tradizione del cine-panettone.

Il film è una sorta di parodia educata della nascita di Gesù, un racconto mai blasfemo né stucchevole, in cui le gag rappresentano scorci di disimpegno tra i due importanti binari percorsi dalla narrazione: da un lato la riscoperta delle radici della fede e dall'altra una riflessione sull'attualità.

La trama è semplice ed ha come protagonisti Salvo (Salvo Ficarra), un ladruncolo specializzato nel furto di arredi sacri, e padre Valentino (Valentino Picone), un prete di provincia alle prese con l'allestimento del Presepe vivente. Quando il primo tenta il furto della preziosa statua del bambino Gesù e il secondo lo scopre, scatta un inseguimento che conduce entrambi, attraverso un varco temporale nascosto in una siepe, nella Palestina dell'anno zero, proprio alla vigilia nella nascita di Gesù. L'unica speranza di fare ritorno nel futuro, per i due, è ottenere un miracolo dalla Madonna, sempre che riescano a trovare la Sacra Famiglia prima di Erode (l'affascinante e mefistofelico Massimo Popolizio).

I riferimenti al meraviglioso "Non ci resta che piangere" di Benigni e Troisi si sprecano ma "Il primo Natale" è ben lontano da quelle vette di divertimento e genialità, così come appare meno incisivo del precedente film di Ficarra e Picone, l'ottimo "L'ora legale". Ciò detto, siamo di fronte a un prodotto dignitoso, dal target familiare e che ha il pregio di non inseguire la grassa risata quanto di regalare scorci di spensieratezza pur mettendo l'accento sulla condizione degli ultimi e sui valori cristiani. L'atmosfera è frizzante, ovviamente, e il ritmo è scandito da inseguimenti, fughe, furti e scambi di persona, ma si respira intatta la sacralità del Natale. La dinamica degli opposti che da sempre detta i tempi comici a Ficarra e Picone, vede il ladro cialtrone e ateo scoprire a poco a poco i pregi della dimensione spirituale, così come il parroco comprendere come non tutto si possa delegare alla preghiera.

Undici milioni di euro di budget hanno permesso una ricostruzione scenica da colossal, l'impiego di location estere e la presenza alla fotografia di un maestro come Daniele Ciprì.

I piccoli spettatori apprezzeranno la presenza di numerosi

bambini nel cast di contorno, mentre i più grandi saranno portati, attraverso la chiusura del cerchio che collega la scena finale a quella iniziale, a meditare almeno un po' sulle similitudini tra l'anno zero e il presente.

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