Nel 2005 abbiamo assistito, alla Royal Albert Hall, alla loro reunion, uno degli eventi più importanti del decennio, testimoniato da un doppio cd e dvd. Erano anzianotti e provati dagli eccessi passati Eric Clapton, Jack Bruce e Ginger Baker, ma tennero una serie di concerti difficili da dimenticare. Potete quindi immaginare che meraviglia siano i quattro cd dal vivo che raccolgono il meglio della loro tournée dal vivo del 1968, pubblicati in questi giorni con il titolo Goodbye Tour: Live 1968.
Tutto merito di Bill Levenson, il produttore specializzato in cofanetti rari e ricchi di inediti, che ha curato anche il nuovo cofanetto degli Allman Brothers e ne sta preparando uno pieno di sorprese su Johnny Cash. Levenson ha già pubblicato i dischi dei Cream in versione deluxe (Disraeli Gears e Wheels On Fire in versione doppia e Fresh Cream addirittura triplo più Blu-Ray) e ora ha curato questi tre concerti americani dell'addio con l'aggiunta della data finale, del novembre 1968, proprio alla Royal Albert Hall di Londra. Il cofanetto contiene 35 brani, 19 dei quali appaiono per la prima volta su cd. Una miniera d'oro se si pensa che nell'album dal vivo d'addio Goodbye Cream (oggetto di culto uscito nell'inverno del 1969) era contenuta la miseria di 6 canzoni. Che emozione vedere gli inventori del «power trio» (anche se c'era in giro Jimi Hendrix con la sua Experience ma questa è un'altra storia) mescolare con cuore ed estremo virtuosismo blues, hard rock e psichedelia in brani improvvisati e dilatati fino all'inverosimile. I concerti sono quelli del 4 ottobre alla Oakland Coliseum, al Forum di Los Angeles e alla San Diego Sport Arena nell'inverno del '68 più quello citato della Royal Albert Hall.
Un turbinio di suoni e invenzioni soliste in cui il trio saliva sul palco dimenticando i dissapori della vita privata (soprattutto quelli tra Baker e Bruce) per dare vita ad una magica e irripetibile alchimia. I tre concerti sono spaziali, e il tour dell'addio è nato all'apice della creatività del trio (ma Clapton si era fissato di far parte di The Band, prima di formare i Blind Faith) e gli altri due avevano grandi progetti solisti in ambito jazz. Basta ascoltare due versioni, completamente diverse l'una dall'altra di Spoonful, il bluesone dilatato tra distorsioni e rullate. A proposito di wah-wah e batteria tonitruante non può mancare una versione di White Room, mentre tra i brani meno noti sono gli oltre 10 minuti di Passing The Time (scritta da Baker con il pianista jazz Mike Taylor) con un interminabile assolo di batteria da cui tutti hanno da imparare.
Se Clapton è il solito dio della chitarra, i più giovani si stupiranno nell'ascoltare il pastoso basso e la vibrante armonica di jack Bruce. Supercofanetto, anche se l'esperto Bruno Conti, titolare dello competente blog DiscoClub, ha scoperto che nel primo cd, rispetto al concerto originale, mancano tre brani.
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