«È vero, ho lavorato molto in Italia, al tempo in cui le star si chiamavano Mastroianni, Gassman, Sordi, Tognazzi. La prima ragione è che in Francia non mi proponevano ruoli interessanti. Inoltre, Estate violenta di Zurlini aveva suscitato molta attenzione e il mio secondo film è stato un trionfo: si trattava de Il sorpasso di Dino Risi, con soggetto e sceneggiatura di Ettore Scola, che all'epoca non era ancora diventato regista. È stato uno dei più grandi successi del cinema italiano. Era il 1962, e sono stato davvero molto fortunato ad aver ottenuto quel ruolo al fianco di Vittorio Gassman. All'inizio, doveva essere interpretato da Jacques Perrin. La storia si svolge il giorno di Ferragosto, quando le città italiane si svuotano e Roma è completamente deserta. Il personaggio interpretato da Vittorio Gassman sta cercando un telefono, ma non trova un solo bar aperto, e le cabine telefoniche a quell'epoca erano molto rare. È a questo punto che vede un ragazzo affacciato alla finestra, rimasto nella capitale per studiare e preparare gli esami. Il film racconta la giornata che lo studente trascorre in compagnia di questo tipo piuttosto sbruffone. Come spesso accade al cinema, non è stato possibile iniziare a girare il film il 15 agosto, come previsto. I lavori sono cominciati con le controfigure di Gassman e di Jacques Perrin, che come ho già detto doveva recitare la parte dello studente. I ritardi si sono accumulati e le riprese sono iniziate solo alla fine di settembre, ma a quella data Jacques Perrin non era più libero. Per sostituirlo, la produzione cercava un attore che assomigliasse alla controfigura di Perrin, ed è così che hanno ingaggiato me. Quando ho letto la sceneggiatura di Scola, ero entusiasta! La storia era magnifica, divertente, semplice e commovente».
Il successo del film è dovuto anche al talento di Vittorio Gassman.
«Gassman era conosciuto soprattutto per i ruoli romantici. Nel Sorpasso, si è divertito per la prima volta a interpretare un personaggio a lui assolutamente estraneo: un gran cialtrone! Sembrava un ruolo adatto ad Alberto Sordi, la cui specialità era quella di incarnare figure di simpatici cialtroni! Quando il film ha ottenuto il successo che tutti conosciamo, Sordi era infuriato e ha dichiarato: Credevo che Gassman fosse un amico, e invece mi ha copiato il personaggio! È un disonesto! Lo odio!. Poco dopo, i giornalisti sono andati a intervistare Gassman che, con grande intelligenza, ha risposto: Ho un'infinita ammirazione per Sordi, e la mia unica ambizione era quella di essere alla sua altezza!».
Un altro regista con il quale ti è piaciuto lavorare, come abbiamo visto, è Ettore Scola, sceneggiatore del Sorpasso e regista de La terrazza, Passione d'amore e Il mondo nuovo. Si può dire che Scola abbia segnato la fine della commedia all'italiana.
«La terrazza è stato davvero un film testamento. Il pubblico non l'ha capito, né in Italia né in Francia. La gente non era contenta di assistere a quella presa di coscienza, ironica e disperata, della fine di un'epoca. Che il film fosse interpretato dai più grandi attori della commedia italiana mancava solo Sordi equivaleva a dire: Ecco, è tutto finito! Il genere di commedia che abbiamo tanto amato si è esaurito!. È davvero umorismo nero! Ho conosciuto Gassman, Mastroianni e Tognazzi, non ho mai incontrato invece Alberto Sordi. Li chiamavano i quattro colonnelli. Tra gli anni Sessanta e Settanta, occupavano da soli metà del cinema italiano. Gli altri attori si spartivano la restante metà delle produzioni. Ettore Scola li aveva riuniti nella Terrazza. Tognazzi è morto per primo. Era il più giovane dei quattro. Era un attore straordinario. Aveva un'immaginazione e una capacità persuasiva incredibili. Riusciva a convincerci delle fantasie più folli. Mi sembra di vederlo ancora, una mattina durante le riprese della Terrazza, abbronzato, con la camicia aperta sul petto non più giovane. Faceva freddo e lui stava gelando, ma ci teneva ad avere l'aria del grande seduttore. Caro Ugo, non ha mai suscitato la pietà di nessuno: quando è morto, era in ottima salute! Mastroianni, che è scomparso per secondo, ha recitato fino alla fine. Sapeva di avere i giorni contati, ma andava avanti. Tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere quell'uomo l'hanno adorato. Marcello era la tenerezza, la modestia, la tolleranza, la delicatezza in persona. E come attore, anche lui era un mostro sacro. Poi se ne è andato Gassman. Credo che fosse stanco, che ne avesse abbastanza.
La vita lo aveva talmente viziato! Aveva tutto: era bravo, era bello, era forte. Si è sempre divertito, nella vita come nel suo mestiere. Tipi come Gassman non dovrebbero mai invecchiare».© le cherche midi, 2012 © 2012 Arnoldo Mondadori Editore
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