Quelle mazzette per strada che riportano la mente al 1992

Nel centro di Milano e di Roma alcune persone distribuiscono mazzette di vecchie banconote da centomila lire. Cosa sta succedendo?

Quelle mazzette per strada che riportano la mente al 1992

Corso Garibaldi, pieno centro di Milano. Due giovani trentenni, vestiti in modo elegante ma demodé (anni Novanta) si avvicinano a me sorridendo. "Scusi - dice la donna - le posso dare questa cosa?", e mi porge una mazzetta di banconote false da centomila lire. Capisco subito che è una trovata pubblicitaria, ma vista la gentilezza dei due non mi oppongo e prendo il "gadget". Prima di aprire bocca noto sul retro del Caravaggio la scritta "1992" e capisco. Più per educazione che per altro chiedo: "Di che si tratta?". La giovane mi risponde: "Una nuova serie che sta per partire su Sky". "Ah, sì, capisco - rispondo -. Ne ho sentito parlare. Grazie e buon lavoro". Entrambi ricambiano e se ne vanno: "Grazie a lei".

Molti passanti restano perplessi. Altri non capiscono: "Ma cosa sono questi soldi? Un referendum per tornare alla vecchia Lira?". Niente di tutto questo. Chi gira per le strade di Milano distribuendo piccole mazzette di soldi falsi sono attori (o comparse). Fanno parte di una campagna virale in vista dell'arrivo in tv, martedi 24 marzo, della nuova serie tv su Sky che ripercorre gli anni di Tangentopoli e Mani pulite. Se ne parla da diverso tempo: presentata in anteprima al festival di Berlino e accolta molto bene dalla stampa internazionale, nasce da un'idea di Stefano Accorsi, che è anche tra gli interpreti.

Penso che vedrò questa serie. Non tanto per questa trovata pubblicitaria. Avevo deciso di farlo già da prima. Questa trovata dei soldi, però, mi induce a qualche riflessione. La parola "mazzette" è entrata nell'immaginario collettivo, a simbolo di un'epoca. La politica per molti equivaleva proprio alle mazzette. Niente di più e niente di meno. Ovviamente si trattava - e si tratta - di una visione semplicistica e riduttiva. E abbiamo visto come scandali e scandaletti, in certi casi anche più gravi, siano proseguiti anche con la cosiddetta Seconda Repubblica.

La politica non era (e non è) fatta solo di ladri. Le tangenti (o mazzette che dir si voglia) giravano, ma questo non vuol dire che il sistema fosse tutto da buttare. Bettino Craxi durante il "processo Cusani" rispondendo all'allora pm Antonio Di Pietro pronunciò parole inequivocabili: ammise le proprie colpe e disse di essere stato a conoscenza dell'esistenza di un sistema di finanziamento illecito alla politica, esteso a quasi tutti i partiti, già da quando aveva i pantaloni alla zuava. Lo stesso ripetè alla Camera, sfidando chi era presente in quel momento ad alzarsi in piedi per contraddirlo. Craxi aveva fatto parte di quel sistema e lo ammetteva, prendendosi le proprie responsabilità, politiche e morlai, ma denunciando chi si girava dall'altra parte (in primis il Pci), facendo finta di non conoscere i miliardi di lire che, illecitamente, entravano nelle proprie casse. Soldi che arrivavano dall'Unione sovietica e dai paesi satelliti posti sotto la sfera d'influenza di Mosca. Ma anche finanziamenti girati dalle tante imprese amiche. Vedremo se anche questa storia sarà riportata nella serie tv.

Ci sono tante cose da ricordare su quegli anni oltre alle mazzette: le tante persone sbattute in galera per farle confessare, quelli che si tolsero la vita perché stritolati dalla gogna mediatica (bastava un avviso di garanzia o un semplice sospetto per finire stritolato), il cappio agitato in parlamento da un esponente leghista. La rivoluzione cavalcata dai giustizialisti (e non solo). Il tintinnar delle manette, evocato da Scalfaro in un discorso in tv agli italiani.

Sembra passata un'era geologica, eppure si parla "solo" di 23 anni fa. Non sono tantissimi. Ma non sono neanche pochi.

Un ventenne di oggi che si vede consegnare una di quelle mazzette in mano, cosa penserà? Sono cambiate (davvero) le cose, oppure non è cambiato nulla? Basterà una serie tv, romanzata, a riscrivere la storia complessa e drammatica di un Paese, che ancora non ha fatto, seriamente, i conti con quel periodo?

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