Il Re Leone risorge in un tiepido live action

di Jon Favreau con Marco Mengoni (voce), Elisa (voce), Edoardo Leo (voce)

Dopo due ore di visione de Il Re Leone, nella versione CGI, inutile chiedersi il perché di una simile operazione. La risposta ovvia sta nel botteghino. Il film, in America, ha incassato tantissimo, come ogni cosa che tocca «Re Mida» Disney. Milioni di dollari in cassa e chi si è visto si è visto. La parte artistica? Non fondamentale. E così, anche un blockbuster capolavoro come quello di Simba è stato «bastardizzato», ovvero tramutato in qualcosa il più possibile simile a un live action. Con che risultati? Che la CGI è davvero impressionante, ma che, alla fine dei conti, il «digiclone» (come è stato giustamente ribattezzato), non ha un'anima. Sembra tutto troppo studiato a tavolino, meccanico, innaturale, privo di creatività, banalmente ricalcante, in tutto e per tutto, il suo originale. Il che non vuol dire che la pellicola sia brutta. Tutt'altro. La storia è talmente bella che anche questo tentativo di raccontarla con un live action non riesce ad intaccarla. Però, non c'è il gusto della sorpresa. Ogni singola scena sembra realmente il clone del cartone. Le canzoni sono le stesse, così come le scene clou, le battute, salvo qualche eccezione pensata più per allungare il brodo che altro. La tragicità della pellicola originale, poi, non tocca la stessa espressività in questo remake (si potrà chiamarlo così?). L'idea di voler fare una sorta di documentario realistico, dove ambientare la trama shakespeariana del re Leone, è certamente accattivante (e molto bella dal punto di vista delle immagini riprodotte), ma trascinandosi dietro tutti i limiti di una simile operazione. Certo, se uno non dovesse conoscere le peripezie di Simba, Nala (il personaggio al quale viene offerto un ruolo più attivo, in linea con linea «femminista» della Disney), Pumbaa, Timon e compagnia cantante (visto che lo fanno), potrà anche esaltarsi.

Ma se, come è probabile, avrete visto già diverse volte il cartone originale, uscirete dalla sala tiepidi, delusi, quasi sentendovi, in parte, traditi. Business is business, non ci piove. Però, dalla Disney era lecito aspettarsi qualcosa di meglio.

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