Con "Ready Player One" Spielberg torna a incantare e divertire

Un film che è un'esperienza di realtà virtuale mai vista prima, un gigantesco omaggio alla cultura pop anni ’80 ma soprattutto una dichiarazione d'amore per il cinema

Con "Ready Player One" Spielberg torna a incantare e divertire

Il nuovo film di Steven Spielberg, "Ready Player One", esce a pochi mesi di distanza da "The Post" ma ci sbalza temporalmente nel futuro e in un genere di film lontanissimo dal precedente. Si tratta dell'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Ernest Cline, il quale figura tra gli autori di una sceneggiatura che del libro cult conserva i punti fondamentali e l'intelaiatura.
La visione del film permette l'immersione, narrativa e sensoriale, in un intero universo parallelo d'impeccabile realizzazione e di grande spasso.
Nel 2045 la maggioranza della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, in baraccopoli da cui fugge indossando un visore che permette di avere un'altra vita in un mondo virtuale chiamato Oasis. Anche il diciassettenne Wade (Tye Sheridan) cerca sollievo, come tutti, nella dimensione creata dal leggendario programmatore James Halliday (Mark Rylance). Il ragazzo partecipa alla gara collettiva che proprio Hallyday ha lasciato come testamento alla sua morte: bisogna individuare tre chiavi e un Easter Egg (in sostanza un premio nascosto) per vincere il possesso dell'intero gioco e quindi acquisire un potere e una ricchezza smisurati. A sfidarsi in una lotta senza esclusione di colpi non sono solo squadriglie di giocatori indipendenti, tra cui Parzival (l'avatar di Wade in Oasis), ma anche una multinazionale del settore tecnologico guidata da un affarista senza scrupoli, Nolan Sorrento (Ben Mendelsohn).
"Ready Player One" è una caccia al tesoro psichedelica, nel cui meccanismo narrativo sono centrali i riferimenti a musica, videogiochi e film degli Anni 80. Gli enigmi, infatti, sono legati a pietre miliari della cultura nerd. L'opera però non è riservata a spettatori in grado di cogliere i richiami sparsi in ogni scena, bensì accessibile a chiunque voglia regalarsi un'esperienza di realtà virtuale unica e riassaporare l'incanto e lo stupore provati da bambini.
Oltre che un trionfo di computer grafica, il film è anche un'avventura emotivamente appagante che tiene incollati alla sedia. Le scene di vita reale si alternano alla perfezione con quelle in Oasis e la sensazione, tangibile, è di essere su delle montagne russe impreziosite da misteri e trappole.
L'ambientazione in un mondo distopico e fantascientifico è comune a moltissime pellicole ma solo Spielberg poteva darne una versione al contempo futuristica e nostalgica. La sfrenata sperimentazione visiva ha un effetto galvanizzante, così come il concentrato di citazioni d'epoca che farà sentire i quarantenni odierni come quando videro i primi lavori di Spielberg.
"Ready Player One", però, non è magia fine a se stessa, perché racchiude anche un potente commento all'alienazione dei nostri giorni, quella che dilaga per mezzo di social network e tecnologia digitale variamente assortita. Spielberg ci seduce con il virtuale ma non si esime, infatti, dall'indicare i rischi di tale fascinazione: disconnettersi dal contatto diretto con i nostri simili è, a parer suo, garanzia di fallimento e d'infelicità. Il messaggio del film è che l'evasione nel virtuale debba essere calibrata con buonsenso al fine di non interferire nella nostra percezione del reale.


Siamo in un Cinema d'intrattenimento allo stato puro, che strizza l'occhio a un insieme ampissimo di pellicole d'annata come "I Goonies", "Wargames" e "Ritorno al futuro", dedicando anche un lungo omaggio da antologia a un grande classico del terrore (guai a rivelare quale).
Difficile volere di più se quel che si cerca è un'esperienza ludica piena di magia.

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