Alla ricerca della felicità. Il ritorno di Billie Eilish è l'identikit del pop 3.0

A 19 anni ha 55 miliardi di stream e 7 Grammy. Oggi esce il suo nuovo disco. A prova di record.

Alla ricerca della felicità. Il ritorno di Billie Eilish è l'identikit del pop 3.0

Manco il tempo di arrivare e il nuovo disco di Billie Eilish è già un record: è il titolo più pre-aggiunto nella storia su Apple con oltre un milione di richieste. Ma ne arriveranno altri, dopotutto lei è abbonata ai superlativi. Oggi esce Happier than ever che è uno dei più attesi dell'anno e, al primo ascolto, conferma di aver assolto il mandato: è bello e omogeneo e, soprattutto, consacra uno stile che va oltre gli stili. Sono sedici brani (due dei quali pubblicati l'anno scorso: Therefore I Am e my future) che uno dopo l'altro creano una atmosfera ipnotica, rifiutano ogni catalogazione come si conviene a questa generazione di artisti che annulla i codici della musica precedente e li rigenera in modo totalmente inedito.

Per mezzo secolo la musica leggera popolare è stata evoluzione: dal blues al rock'n'roll all'hard rock al punk, al grunge e via dicendo. Ora è rifondazione. Utilizzando (quasi) tutti i generi del passato per trovare una nuova identità. E così Billie Bossa Nova sa di Brasile anni 50 ma è attualissima. Lost cause ha un giro di basso da Harlem al tempo di James Brown e un «beat» da età d'oro del rap ma si appende a una linea melodica inglese anni 90. OverHeated è un uptempo che si scontra con una voce quasi trascinata e sofferente. Nella splendida Your power dopo un attacco molto West Coast, Billie Eilish ricorda quasi Bjork tanto è eterea e addirittura glaciale. E via così. Oltretutto, il disco uscirà anche con Audio Spaziale e Dolby Atmos su Apple Music, ed è forse il disco giusto per esaltare questa nuova forma di ascolto.

Insomma, Happier than ever è la conferma del pop 3.0, una nuova derivazione del pop che non ha un identikit ben preciso ed è fatto in casa perché il disco ha solo due menti (Billie e suo fratello Finneas di quattro grandi più grande) e un piccolo studio di registrazione a Loz Feliz, tra Hollywood e le Santa Monica Mountains. Lì è nata una musica che nelle prossime (poche) ore arriverà dappertutto, annientando i precedenti della storia del pop fatti di decenni di enormi sforzi produttivi e anni trascorsi in costosissimi studi di incisione.

In fondo, anche questo è un segno (minimalista) dell'enorme cambiamento che, spesso quasi impalpabile e sfuggente ai grandi media, sta rivoluzionando i codici musicali. Billie Eilish è diventata quasi l'involontaria testimonial di questa evoluzione. Nata a Los Angeles poco prima del Natale 2001, è esplosa a quindici anni con il singolo Ocean eyes, poi ha avuto un successo planetario con il disco When we fall asleep, where do we go? che sarà ricordato come un punto di svolta nella storia musicale. In pochi mesi una ragazzina di Los Angeles con i capelli verdi e neri è diventata «virale», ossia ha invaso tutto ciò che si poteva invadere: le classifiche, i social, i tg, i premi. Ogni tanto capita il «fenomeno» che spariglia le carte. L'artista che arriva al momento giusto nel posto giusto e diventa un simbolo. E Billie Eilish è il punto di riferimento della Generazione Z, i cosiddetti post Millennials che sono nati tra il 1995 e il 2010 e hanno un centro di gravità permanente con le coordinate difficili da identificare. Anche Happier than ever è difficile da decifrare sin dal titolo: «Più felice che mai». In realtà si tratta di una felicità relativa, forse una consapevolezza che, dopo anni di depressione, autolesionismo e (pare) anche violenze, questa antidiva è riuscita a raggiungere. Se fosse, anche il nuovo look lo conferma, con un biondo quasi Marilyn che è anche l'ennesima smentita al paragone più frequente, quello con Britney Spears. Per molti, vista la giovane età e qualche volubilità caratteriale, Billie Eilish sarebbe la nuova versione della popstar minorenne, della diva per adolescenti (o neppure) che esplode in un baleno e poi si perde per strada con adeguato dispiego di scandali e nuvole social.

In realtà musicalmente Billie Eilish Pirate Baird O' Connell è completamente diversa e ha senza dubbio una rotta musicale molto più complessa e personale.

Non a caso, ha già accumulato 7 Grammy Awards e 55 miliardi di stream, cosa che difficilmente capita a una diciannovenne. Ora inizia la sua nuova sfida. Ma le premesse (disco compreso) sono quelle del «big wow!», del grandissimo successo.

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