"Il richiamo della foresta", un film per famiglie che arriva al cuore

Attraverso l'epopea di un cane condotto dal destino verso la propria natura più istintuale, va in scena una storia di formazione dai valori sempiterni.

"Il richiamo della foresta", un film per famiglie che arriva al cuore

Distribuito da Walt Disney Italia e da 20th Century Fox, arriva al cinema "Il richiamo della foresta", un film che permette all'immortale storia narrata da Jack London nell'omonimo romanzo di raggiungere una nuova generazione.
Come nel libro, si tratta di un viaggio epico ed emozionante ambientato nel Nordamerica di fine Ottocento. Buck è un cane di grande taglia il cui proprietario, giudice di una cittadina, lo vizia e coccola nonostante non di rado il quadrupede crei problemi. Una notte, lasciato fuori per punizione dopo aver distrutto l'intero pranzo preparato per una festa di famiglia, Buck viene rapito da un tale che ha l'intenzione di venderlo nel Klondike, dove è appena scoppiata la corsa all’oro e i cani della sua mole sono preziosi per trainare le slitte. Inizia così per lui un viaggio colmo di avventurose e difficili esperienze, in cui da viziato cane domestico diventerà un leader altruista e incredibilmente forte. Sarà però soprattutto per la provvidenziale comparsa, nei momenti più drammatici, di un lupo nero che rappresenta i suoi istinti “personificati”, che Buck abbraccerà piano piano la sua natura più vera.
Chris Sanders (già regista di "Dragon Trainer") confeziona un film molto coinvolgente dal punto di vista emotivo e adatto a tutta la famiglia.
Rispetto al libro questa versione del racconto è edulcorata: gli avvenimenti cruenti avvengono fuori campo, un combattimento tra cani finisce con l'allontanamento anziché con l'uccisione del perdente e così via.
In itinere vengono mostrati i diversi volti dell'essere umano. C'è chi insegna a Buck la legge del bastone come il crudele figuro dal maglione rosso (Cat Stevens), chi a scoprire le proprie capacità come il dolce postino canadese (Omar Sy) che lo inserisce nella propria muta di cani e, infine, chi lo aiuta a imboccare il proprio destino come il tormentato e vecchio John (Harrison Ford).
Sia le panoramiche sia le scene dinamiche tolgono il fiato. Ci si ricorda di trovarsi in un film Disney quando sono sullo schermo aurore boreali un po' posticce e un villain assai caricaturale ma, per il resto, la differenza tra gli animali veri e quelli in computer grafica è impercettibile e chiunque pensi che le espressioni siano calcate in stile cartoon probabilmente non ha mai vissuto in simbiosi con un cane. Se invece avete mangiato, dormito e condiviso un tratto di strada con dei quattrozampe, saprete cogliere perfettamente il realismo con cui nel film si fanno parlare attraverso gli occhi o i movimenti delle orecchie e della coda. Molto in questa quinta versione cinematografica de "Il richiamo della foresta" è trasmesso nel linguaggio canino eppure è comprensibilissimo.


C'è bisogno di opere del genere, che educhino all'empatia nei confronti di tutte le creature e che evidenzino il punto di contatto tra la nostra specie e le altre esistenti in natura, senza bisogno di antropomorfizzare troppo i comportamenti di queste ultime.
Ci si commuove perché il film la dice lunga sul fatto che certi esseri dotati di pelliccia siano presenze angeliche nelle nostre vite.

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