«Ricordo quando mio padre mi bocciò all'Università»

Giovanni Terzi

Il grande regista italiano, Carlo Verdone, si racconta ad Off. Lo abbiamo incontrato durante le giornate del cinema in Basilicata in scena a Maratea.

Esiste nella sua vita un episodio che quasi mai ha raccontato?

«Scelsi di fare come università Scienze delle Religioni alla La Sapienza di Roma dove mio padre (Mario Verdone grande critico cinematografico) insegnava Storia del Cinema, esame che dovevo affrontare. Il giorno prima dell'esame, sicuro che questo mi fosse fatto dai suoi assistenti, andai da mio padre per raccontargli ciò su cui ero preparato e ciò su cui invece non lo ero. All'indomani gli assistenti erano assenti e fu mio padre a interrogarmi per primo. Inutile dire che si soffermò su tutte quelle domande su cui la sera prima avevo dichiarato la mia impreparazione e mi bocciò»

Storia delle Religioni, una scelta che le fu utile a raccontare i tanti personaggi dei suoi film?

«Sicuramente la capacità di saper leggere e i costumi della nostra società attraverso i personaggi che interpreto nasce anche dall'approfondimento negli studi. Cogliere quello che è una caratteristica ed approfondirla è una sensibilità da una parte innata, dall'altra che si approfondisce sicuramente studiando»

A quale dei suoi personaggi è più legato, e soprattutto esistono ancora quelle figure nella nostra contemporaneità?

«Inutile dire che sono legato ad ognuno dei personaggi che ho interpretato. Visto che siamo in Basilicata perché non citare Pasquale Ametrano, per metà lucano, ricordate? L'emigrante italiano che viveva in Germania, simbolo di un'italianità verace, genuina, a volte farsesca. Oggi in realtà quei personaggi non esistono più: la società è profondamente cambiata ed infatti io tratto sempre meno i personaggi e mi soffermo sempre di più ad approfondire i temi della società»

Verdone mi dica qualcosa sulle malattie

«Guardi dicono che sono ipocondriaco, in realtà sono solamente un appassionato di medicina».

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