Il destino sa essere crudele più della memoria. Al di là del tempo. Al di qua della pietà. Era passata la metà di agosto quando Marie Louise Cruz, più nota al mondo come Sacheen Littlefeather e in Italia come «Piccola piuma», era stata riabilitata da Hollywood e da un'Academy ferita a morte dalle parole che l'attrice pronunciò al Dorothy Chandler Pavillion il 23 marzo del '73.
Capelli lunghi corvini, all'ombra di un gigantesco Oscar, si presentò come Apache con un discorso di otto pagine in mano, firmato da Marlon Brando. Avrebbe dovuto ritirare la statuetta, vinta dal divo come miglior attore per Il padrino.
Il produttore Howard Koch le impedì di leggerlo per intero e le concesse un solo minuto. A quel punto lei disse soltanto che don Vito Corleone «con grande dispiacere non poteva accettare il premio per il trattamento riservato agli indiani d'America dall'industria cinematografica e televisiva». Tanto bastò, condito da riferimenti a Wounded knee, una ferita aperta per i Sioux.
Subissata da fischi e proteste dall'America massimalista con John Wayne che tentò perfino di aggredirla quando scese dal palco, Piccola piuma finì all'indice fino a poco più di un mese e mezzo fa, quando arrivarono scuse ufficiali e mani tese. Una riabilitazione durata troppo poco e ora cancellata da una morte che ha raccolto Sacheen a 75 anni. Senza concederle l'onore della memoria, un battito di ciglia in rapporto al quasi mezzo secolo di pubblica e permanente condanna.
Piccola piuma se n'è andata leggera, appunto, come una piuma, nel silenzio. Dopo una via crucis di malattie che ne hanno segnato l'esistenza.
La donna che posò come modella per Playboy e fu testimonial contro la lotta all'Aids che le aveva portato via il fratello, dovette fare i conti con il
cancro. Guarì da un assalto al colon, vinse una seconda battaglia al seno, ma nulla ha potuto quando il male del secolo ha attaccato il polmone destro. E questa è storia di oggi e di una riabilitazione cancellata dal destino.
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