Al RistorArte va in scena la satira che non ti aspetti

Allo Skené di Roma si cena con la piéce "Sopra la panca" di Carafoli

Al RistorArte va in scena la satira che non ti aspetti

I ristoranti sono per gli anni Ottanta ciò che è il teatro è stato per gli anni Sessanta. Così recitava Billy Cristal nel film di culto Harry, ti presento Sally. Chi si occupa di teatro oggi, non può che rilevare il vero e proprio exploit di performance, exibition art, reading, spettacoli-concerto, che hanno come location le sale accoglienti di un ristorante. La formula viene così etichettata: Risto-Teatro. Spazi caldi, a volte chic, ospitali, comunque eleganti, dove alcuni amici possono riunirsi senza fare baldoria, con l'intenzione di assaporare un menù e vedere contemporaneamente uno spettacolo di teatro. Il refettorio pallido e austero delle trattorie si trasforma per l'occasione in una sala espositiva, con quadri d'arte(accade al Margutta, ristorArte vegeteriano) oppure in un bar tabarin con tavolini a lume di candela (lo Skené).

Nel cuore trasteverino della Capitale si festeggia il 45esimo anniversario del Puff, diretto da Lando Fiorini. Qui, hanno mosso i primi passi attori come Enrico Montesano, Gianfranco D'Angelo, Leo Gullotta. Nello stile del Kabarett e del Cafe-Chantant, il genere di spettacolo satirico-popolare è accompagnato da sempre alla ristorazione. Raccontava Oreste Lionello che al Bagaglino certe sere, il menù prevedeva champagne e pecorino. A largo Brancaccio c'è ancora La Chanson; qui era facile incontrare Amurri & Verde, Don Lurio e delle giovani promesse come i fratelli Cannavacciuolo. Non disprezzate il teatro al ristorante. È una suggestiva alchimia, capricciosa e coinvolgente, capace di animare la vita notturna e culturale delle nostre città.

È andato in scena allo Skené, un divertente testo di Claudio Carafoli dal titolo Sopra la panca. Prendendo a prestito il Girotondo di Schnitzler, su una panchina dei giardinetti, un avvicendarsi di curiosi personaggi: un giovane geloso, un'aspirante attrice, una vecchina avvelenatrice seriale, una governante, una sfacciata autrice di successo.

La panchina, come in un testo di Ionesco, luogo di incontri improbabili e assurdi. Nel gioco trasformista e poliedrico, affidato alle doti di Tiziano Floreani e di Eleonora Gnazi, si sottende la critica ai social network, usati oggi come binocoli alla rovescia.

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